Ribaltata la sentenza di primo grado, la Corte d’Appello di Venezia li ha ritenuti colpevoli di non aver provveduto a proteggere la salute dei lavoratori, esposti per anni sulle navi militari alla fibra dell’amianto senza le necessarie misure di sicurezza e senza averli informati dei rischi cui erano sottoposti
Sono stati ritenuti responsabili della morte per mesotelioma di 6 militari in servizio a bordo di navi della Marina Militare cariche di amianto. Per questa ragione la terza Sezione della Corte di Appello di Venezia ha condannato 4 ex ammiragli ritenuti colpevoli di non aver provveduto a proteggere la salute dei lavoratori, esposti per anni sulle navi militari proprio alla fibra dell’amianto senza le necessarie misure di sicurezza e senza averli informati dei rischi cui erano sottoposti.
Le condanne – E’ stata così ribaltata in secondo grado la sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Padova del cosiddetto processo “Marina bis“. Gli imputati erano accusati di omicidio colposo. Agostino Di Donna è stato condannato a 2 anni di reclusione, Angelo Mariani e Guido Venturoni a un anno e 6 mesi, Sergio Natalicchio a un anno. Tutti, in solido al responsabile civile Ministero della Difesa, sono stati condannati al risarcimento dei danni a favore delle parti civili costituite, con una provvisionale di 50.000 euro a erede. I militari sono morti per mesotelioma e patologie asbesto correlate.
“Finalmente un po’ di giustizia ” – “E’ una sentenza storica”, ha dichiarato Fulvio Aurora, responsabile delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e dell’Associazione Italiana Esposti Amianto, parti civili nel processo: “Finalmente un po’ di giustizia per le vittime di amianto della Marina Militare, finalmente il riconoscimento delle responsabilità dei vertici di questa Istituzione, colpevoli di non aver provveduto a proteggere la salute dei lavoratori”, ha aggiunto.
“Assurda la durata di questi processi”- Originariamente gli ammiragli inquisiti erano 9, ma nel frattempo 3 di essi sono deceduti e quindi è decaduto anche il procedimento nei loro confronti, mentre per altri è intervenuta le prescrizione: “E’ assurdo- ha aggiunto Fulvio Aurora – che i processi per amianto, a ogni latitudine in Italia, debbano durare un tempo infinito, che comporta troppo spesso il decadimento dei procedimenti per morte degli inquisiti e per prescrizione”. Aurora chiede infine al Governo di “attuare un grande piano di bonifiche per eliminare l’amianto definitivamente dal territorio e dai manufatti dove è presente e dove continua a rappresentare un grave pericolo per la salute di tutti“.