“Quando ha udito le sirene dell’ambulanza, il pugile si è nuovamente agitato e mi ha detto: ‘Ora torno nello studio e lo finisco’”, racconta Manuel Basile, un agente scelto di 39 anni della polizia di Stato. Basile è in servizio presso la Direzione centrale affari generali del Dipartimento di pubblica sicurezza, specificamente nell’ufficio dedicato all’assistenza ai figli dei colleghi che hanno bisogno di aiuto.
È stato l’agente a salvare il professore Francesco Le Foche, 66 anni, che è stato colpito al viso da un porta caramelle di vetro lanciato da Mauro Renato Morandi, 36 anni, attualmente detenuto con l’accusa di tentato omicidio.
L’immunologo, noto personaggio televisivo durante gli anni della pandemia, è stato anche brutalmente picchiato ed è ora ricoverato in prognosi riservata, sebbene fuori pericolo, presso il Policlinico Umberto I. Il pestaggio è avvenuto tre giorni dopo il pensionamento del professore, da parte del suo ex paziente.
L’intervista al corriere della sera
Cosa è successo?
«Quel pomeriggio tornavo da una visita medica sempre in via Po, dove ha anche lo studio il professore, e mi stavo dirigendo verso la stazione Termini per prendere il treno e tornare a casa a Fondi, in provincia di Latina, quando ho sentito grida e tonfi provenire dal pianterreno di quel palazzo. Sono corso dentro e ho visto una scena allucinante: il professore sul pavimento coperto di sangue e privo di sensi, e quell’uomo che gli stava ancora sopra, che lo colpiva senza pietà. Attorno c’erano persone terrorizzate».
E cosa ha fatto allora?
«Come mi hanno insegnato tanti anni al reparto volanti e nei commissariati di Roma e Genova, ho subito pensato a mettere in sicurezza Le Foche, la segretaria e tutti i presenti. Ho gridato a quell’uomo: “Che stai facendo? Ti rendi conto di quello che gli hai fatto?”. Ma non mi sono qualificato come poliziotto per non aggravare la situazione. L’ho fatto dopo quando l’ho convinto a lasciare il professore e a seguirmi fuori dal palazzo. All’inizio lui ha cercato di reagire, mi ha detto: “Che c…. vuoi?». Sembrava minaccioso ma poi si è calmato, come avesse capito quello che aveva combinato»
Ma poi è tornato violento?
«All’inizio mi ha anche abbracciato, mi ha detto di aiutarlo, che aveva bisogno di aiuto. Ho capito che era uno sportivo, perché lo sono anche io. Per calmarlo gli ho fatto raccontare i suoi incontri sul ring, gli avversari che aveva battuto. Ma quando ha sentito le sirene dell’ambulanza che correva per venire a prendere il professore, allora tutto è cambiato.
“Fammi tornare dentro, così lo finisco”, mi ha detto. L’ho fermato per non farlo rientrare e nel frattempo sono arrivati i colleghi delle volanti e del commissariato Salario-Parioli, che lo hanno portato in ufficio».
Il professor Le Foche l’ha ringraziata pubblicamente più volte anche sulle pagine del Corriere. Vorrebbe incontrarlo?
«Sì magari. Già lo conoscevo come personaggio pubblico in tv durante il Covid, adesso sarei onorato di incontrarlo. E sono contento di essere riuscito a mettere in sicurezza sia lui sia chi si trovava vicino a lui in quei momenti drammatici».