Mancato riconoscimento della causa di servizio: carabiniere fa ricorso al Tar e vince contro l’Arma
Dopo l’incidente alla guida dell’auto di servizio nel 2016, il dolore al collo è diventato sempre più fastidioso a causa del trauma al rachide cervicale. Questo disagio è stato accentuato dagli anni di interventi, pedinamenti, perquisizioni, arresti e servizi di polizia giudiziaria svolti sulla strada. Tuttavia, la richiesta di riconoscimento della causa di servizio e di un equo indennizzo per l’infermità presentata dal militare, è stata respinta.
Il maresciallo dei carabinieri tramite l’avvocato ha citato in giudizio il Comando generale dell’Arma nel 2022. Il ricorso è stato accolto dal Tar, che ha ordinato al Comando di pronunciarsi nuovamente sull’istanza del militare, in servizio al Comando Legione Marche di via XXV Aprile. Ora, oltre al riconoscimento dell’equo indennizzo, il maresciallo potrà richiedere anche un risarcimento del danno.
Carabiniere e causa di servizio: i fatti
Il maresciallo, che ha iniziato la carriera nell’Arma da giovane, ha subito un incidente nel 2016 alla guida dell’auto di servizio, causando un trauma al rachide cervicale. Nel tempo, la patologia si è aggravata, evolvendo in artrosi cervicale.
Causa di Servizio: procedura per il riconoscimento, quesiti e circolari
Il ricorrente sostiene che ciò sia dovuto anche al notevole dispendio di energie psico-fisiche durante le attività di servizio, mentre il Comitato di verifica per le cause di servizio attribuisce la condizione a un processo di invecchiamento artrosico.Nel marzo 2022, il Comando generale dell’Arma ha negato all’ufficiale il diritto all’indennità dopo una visita medico-legale nel giugno 2021.
La decisione del Tar
Il maresciallo ha quindi presentato ricorso al Tar Marche, che recentemente ha accolto la sua causa. I giudici hanno sottolineato che il parere del Comitato non ha considerato l’incidente del 2016 e hanno stabilito che le condizioni di servizio costituiscano una concausa determinante nella patologia diagnosticata. Il Tar ha concluso che senza l’attività lavorativa stressante, la patologia non si sarebbe manifestata o lo avrebbe fatto in forma meno grave e in un’età più avanzata.