Una telefonata alla polizia. La voce disperata di un anziano di 86 anni: «Sono solo, non mangio da giorni, non riesco a stare in piedi. Vi prego aiutatemi». Pochi minuti dopo nell’appartamento livornese di Alfredo Ianda, un ex ormeggiatore, arrivano due giovani agenti: Andrea Maio ed Emanuele Giugliano. Si emozionano, perché quel vecchio accovacciato su una sedia è veramente deperito. Ha fame, ma il frigorifero è vuoto. I due poliziotti si guardano negli occhi e si dividono i compiti. Andrea scende le scale per fare la spesa, Emanuele resta accanto ad Alfredo. «Stia tranquille signore, vedrà che adesso si risolve il problema con un buon pranzo», dice il poliziotto all’anziano. Che stupito ringrazia.
«Erano due angeli con la pistola», ricorderà più tardi con un sorriso commosso Alfredo. Intanto la spesa è fatta. C’è la pasta, ci sono i sughi, la carne, la frutta e la verdura. Il conto l’hanno già pagato i due agenti che però non hanno finito ancora il loro compito. Adesso si trasformano in chef. «Le piace un bel primo di penne al pesto?», chiedono al padrone di casa. Lui è così commosso che non riesce neppure a rispondere. In pochi minuti il piatto è pronto, con tanto di servizio a tavola appena imbandita. Alfredo mangia e non la smette di ringraziare. Poi racconta la sua vita.
A Livorno, da quando è arrivato il nuovo questore, il romano Roberto Massucci, storie di questo tipo si ripetono, spesso senza troppo clamore. «Appena arrivato in città ho promesso che avrei guidato una polizia gentile», ricorda, «al servizio dei cittadini, una polizia di prossimità, brava a essere presente quando c’è disagio sociale. Perché anche in questo modo si onora la divisa che noi indossiamo. Questi agenti sono stati bravi, hanno fatto il loro dovere e io li ringrazio e li abbraccio. Ma non è la prima volta e non sarà l’ultima almeno fintanto ce ne sarà bisogno».