Un destino infausto, sicuramente ingrato, sembra attendere i funzionari dello stato che hanno contribuito alla cattura dei più pericolosi boss mafiosi. Dopo Mori, De Donno e Pisani, indagato (e assolto) anche Renato Cortese, l’uomo che catturò Provenzano
Un destino infausto, sicuramente ingrato, sembra attendere in questo paese i super poliziotti che nel corso della storia hanno contribuito alla cattura dei più pericolosi boss mafiosi.
Giovedì la corte d’appello di Perugia ha assolto con formula piena gli imputati accusati di sequestro di persona per le presunte irregolarità legate al rimpatrio di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa verso il Kazakhstan nel 2013 insieme alla figlia Alua e poi entrambe tornate in Italia. Ribaltando le sentenze di condanna di primo grado, i giudici hanno restituito l’onore agli imputati, tra cui Renato Cortese, ex questore di Palermo ed ex capo della Squadra mobile di Roma, il super poliziotto che nel corso della carriera ha catturato il boss di Cosa nostra, Bernardo Provenzano, dopo oltre 40 anni di latitanza, e anche altri mafiosi legati alla ‘ndrangheta e alla camorra.