Strumento strategico di geopolitica, l’industria della Difesa è un sistema da rilanciare, irrobustire e mettere al centro delle direttrici di governo. Per la sicurezza nazionale, la spinta alla ripresa economica, il rafforzamento dell’Italia tra gli alleati e nei rapporti di forza internazionali. Su questo scenario il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, emana per la prima volta una direttiva. Un atto politico proiettato al di là delle esigenze di natura militare e puntato a definire percorsi, obiettivi e azioni a lungo raggio nell’interazione tra industria e forze armate. Una visione mirata al rilancio dell’economia nazionale e l’esigenza di un nuovo protagonismo nei consessi transnazionali.
«La pandemia ha alimentato l’antagonismo tra gli Stati ai fini del rilancio economico e del posizionamento geopolitico nel mondo “post-COVID 19”» ricorda Guerini. Così «detenere capacità tecnologiche e militari all’avanguardia non è solo garanzia di sicurezza, ma anche fondamentale fattore di resilienza per il Paese». Il ministro della Difesa sottolinea come «la dimensione industriale della difesa assuma una primaria rilevanza geopolitica»: costituisce «soprattutto negli accordi tra governi, da fattore catalizzante delle cooperazioni con altri Paesi e del rafforzamento del ruolo internazionale dell’Italia». In una competizione così sfrenata occorre accelerare sull’export e gli accordi G-to-G (government to government) ancora poco sviluppati.
Sistema produttivo nazionale indebolito
Il rilancio, però, passa anche dalla consapevolezza di limiti, fragilità e criticità. Guerini non si nasconde: «Gli effetti della pandemia che hanno indebolito il sistema produttivo nazionale riguardano anche l’industria della difesa, con implicazioni di carattere geostrategico oltre che economico». Mentre si assiste a una «postura assertiva di alcuni attori internazionali: si esprime in maniera crescente anche con l’uso dell’influenza economica industriale per obiettivi di carattere geopolitico – si legge nella direttiva -attraverso iniziative commerciali volte a erodere il vantaggio tecnologico, insidiare quote di mercato e acquisire know how pregiato dell’industria nazionale». Guerini ne ha parlato nella recente audizione al Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
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Il titolare della Difesa mette in evidenza come «le grandi imprese italiane e, in particolare, quelle che hanno lo Stato come azionista di riferimento, hanno la necessità di concentrare e rafforzare le loro aree di eccellenza tecnologica e industriale». Per un’esigenza di competività internazionale. Ma anche perchè emerge il bisogno «di un consolidamento della loro struttura finanziaria». Non tutte, infatti, hanno bilanci brillanti, anzi.
L’altro fronte del rischio è «la base della ramificata filiera di piccole e medie imprese a elevato contenuto tecnologico». Scrive Guerini: «Risulta, per dimensione e profilo industriale, esposta e vulnerabile alle evoluzioni del mercato globale. In particolare, nell’incertezza dello scenario post Covid-19». Così «la difficile sopravvivenza di molte pmi del comparto aerospazio, difesa e sicurezza comporta il rischio di perdita di know how e di cluster tecnologici pregiati e di indebolimento dell’intero sistema industriale nazionale». Uno scenario drammatico: «L’Italia rimarrebbe marginalizzata con forti ripercussioni sul piano industriale, tecnologico, economico e geopolitico».
Un nuovo rapporto tra industria e forze armate
L’atto del ministro, dunque, è un segnale chiaro all’industria militare: occorre innovare, investire e puntare a uno sviluppo strategico globale. Bisogna rinnovare, tra l’altro, «l’interazione tra la Difesa e l’industria, costruendo un “Sistema Difesa” sinergico e strategicamente solidale, rivolto allo sviluppo più che all’acquisizione, alle tecnologie più che ai prodotti, ai programmi più che ai contratti, alla dimensione europea e internazionale più che al mercato nazionale. Ciò, evolvendo da un rapporto tra le Forze Armate e l’industria del tipo “cliente-fornitore”». Rapporto spesso antiquato, ora invece da collocare nella prospettiva della dimensione internazionale, la cooperazione, lo sviluppo della ricerca industriale. «In questo modo il Sistema Difesa si potrà proiettare – dice la direttiva – nelle transizioni tecnologiche generazionali volte a determinare i futuri rapporti di forza e di influenza tra i Paesi, sul piano delle capacità militari, tecnologiche, industriali».
La Difesa “da costo a valore”
Se l’industria della Difesa si riconosce come fattore decisivo di rilancio dell’economia nazionale, per il ministro è indispensabile che diventi «strutturale il finanziamento di programmi di investimento per le esigenze di difesa nazionale, derivanti anche da accordi internazionali. Guerini si riferisce al «rifinanziamento recato dalla legge 30 dicembre 2020, n. 178 delle spese per investimento della Difesa». Una scelta politica, a tutti gli effetti: diventa condivisa e sottoscritta se il sistema della Difesa viene concepito, si legge proprio in un titolo della direttiva, «da costo a valore». Intanto, tra le linee di azione dell’atto ministeriale, è previsto «uno specifico Piano di Innovazione Tecnologica della Difesa, strumento pluriennale di pianificazione nazionale funzionale anche al rilancio e alla verifica degli obiettivi di politica industriale».
L’Ue le relazioni «privilegiate» con gli Stati Uniti
«L’Italia sostiene convinta la Cooperazione Permanente Strutturata (Pesco) e il Fondo Europeo per la Difesa (Edf)» in sede Ue, ricorda Guerini. La cooperazione politico-militare e uno «Strumento militare moderno e interoperabile» diventano, con Pesco ed Edf, condizioni e fattori «per assicurare al Paese un ruolo trainante nei programmi più avanzati che saranno dei game changer nei futuri equilibri globali sul piano militare, tecnologico e industriale». Ma, aggiunge il ministro, «il futuro della difesa europea non può prescindere da una salda integrazione nel sistema transatlantico e, per l’Italia, dal suo rapporto privilegiato con gli Stati Uniti». La relazione con Washington, sottolinea la direttiva, «deve continuare a contribuire al mantenimento della sostenibilità e della competitività dell’intera filiera dell’industria dell’aerospazio, difesa e sicurezza attraverso lo sviluppo di competenze tecnologiche strategiche». Le minacce di nazioni ostili, come quelle cinesi attraverso la potenza tecnologica del 5G, sono dietro ogni angolo. Le alleanze attuali dell’Italia con il governo di Mario Draghi diventano più che strategiche.