«Tu non sai chi sono io; io sono il sindaco di ……… e tu non prendi i documenti da nessuno…se non la finisci ti arresto».
Questa frase, rivolta ad un carabiniere in divisa è costata la condanna per minaccia a un ex sindaco. Il primo cittadino era andato a dare manforte a un amico, anche lui condannato per lo stesso reato, fermato per controlli dalle forze dell’ordine.
Il sindaco minaccia di arrestare il carabiniere
L’amico si stava già muovendo sul binario del «lei non sa chi ha fermato», spiegando al militare che si sarebbe pentito del suo abuso perché insisteva a chiedergli i documenti, invece di temere il potere politico e le sue altolocate conoscenze. Poi era arrivato il sindaco che aveva messo sul piatto tutto il peso del suo ruolo.
Aveva, infatti, chiarito che avrebbe avuto la possibilità di far intervenire contro il pubblico ufficiale il sindaco di una città vicina ed addirittura il prefetto, con i quali «aveva un appuntamento» e anche il questore.
In più aveva aggiunto la minaccia di arrestare il carabiniere: «Devi vergognarti e se non la smetti di farmi perdere tempo adesso ti arresto…arresto te e ho il potere di arrestare altri dieci carabinieri».
Le conoscenze altolocate
Un potere sparito per magia in tribunale, dove la difesa dell’ex sindaco cambia completamente registro, e gioca la carta del reato impossibile: perché un sindaco non può far arrestare nessuno. E questo la Cassazione lo sa, e certamente lo sapeva anche il militare.
Ma la minaccia resta e la condanna diventa certa. Inutile anche per i due “noti” cercare di far passare la tesi dei toni scherzosi: il militare non si era divertito e, per i giudici, c’erano gli estremi per parlare di intimidazione.
Il ruolo istituzionale di uno dei due imputati e le conoscenze altolocate vantate dai ricorrenti erano idonee a turbare la tranquillità del militare. Il fatto che poi lui non si fosse turbato, ma anzi avesse chiamato i colleghi e redatto un verbale non conta. L’intenzione di distogliere la parte lesa dal suo dovere c’era.