Il governo sta lavorando a un provvedimento che garantirà tutela legale agli agenti delle forze dell’ordine coinvolti in indagini per atti compiuti in servizio. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in un’intervista al Messaggero, ha chiarito che non si tratta di un’immunità: «Nessuna impunità, ci mancherebbe. Perfino le organizzazioni sindacali dei poliziotti rifiutano questa ipotesi».
L’obiettivo del governo, ha spiegato il ministro, è quello di evitare che gli agenti siano automaticamente sottoposti a procedure che, oltre a essere onerose sul piano economico e professionale, possono protrarsi per tempi eccessivamente lunghi prima di giungere a un eventuale accertamento della loro innocenza.
Legge tutela legale per agenti indagati: sostegno economico e copertura delle spese legali
Con l’imminente approvazione del disegno di legge Sicurezza, l’attenzione sarà rivolta esclusivamente al sostegno economico per la tutela legale. «In molte situazioni, la sospensione dal servizio e le spese legali rappresentano una punizione anticipata», ha dichiarato Piantedosi. La misura non influirà sullo svolgimento dei processi, ma mira a garantire che lo Stato copra in anticipo le spese legali degli agenti, considerato il rischio e la complessità del loro lavoro.
Ruolo dei militari in Strade Sicure
Il capo di Stato maggiore della Difesa, Carmine Masiello, ha recentemente sottolineato la necessità di rivedere l’organico e la missione dell’operazione Strade Sicure. Piantedosi ha ribadito l’importanza del contributo dei militari nel controllo del territorio, affermando che il loro impegno è molto apprezzato dai cittadini.
Ha inoltre confermato che il governo ha già stanziato le risorse necessarie per garantire la prosecuzione dell’operazione nel prossimo triennio, pur tenendo conto delle esigenze organizzative delle forze armate.
Centri per migranti in Albania
Il ministro ha infine affrontato il tema della gestione dell’immigrazione, confermando che il nuovo decreto non comporterà modifiche radicali ma piuttosto un ampliamento delle funzioni già previste nei Centri per il Rimpatrio (Cpr) italiani in Albania.
«Non ci sarà alcuno stravolgimento. Abbiamo semplicemente aggiunto ulteriori possibilità di utilizzo per le strutture, che sono già attrezzate per questo tipo di operazioni», ha precisato Piantedosi. Nei prossimi mesi, i centri torneranno a funzionare a pieno regime, nel rispetto della loro originaria destinazione d’uso.