Le Forze Speciali italiane: quante sono e come intervengono

Le forze speciali italiane
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Le forze speciali italiane sono le unità delle forze armate italiane appositamente designate a condurre operazioni speciali. I membri delle Forze speciali italiani sono definiti incursori.

Fanno parte delle Forze speciali italiane sei reparti:

Esercito Italiano

Nel 1961 viene costituito il Battaglione sabotatori paracadutisti e nel 1975 assume la denominazione di 9º Battaglione d’assalto paracadutisti “Col Moschin”. Dal 1995 assume la denominazione attuale di Reggimento d’Assalto paracadutisti incursori “Col Moschin” ed è la prima forza speciale dell’esercito. Oggi è inquadrato anche nel Comando delle forze speciali dell’Esercito. Il reparto è stato protagonista di numerose operazioni militari e antiterroristiche in tutto il mondo ed è l’unico ad aver partecipato a tutte le missioni all’estero dell’Esercito Italiano dal dopoguerra a oggi.

Sono definiti “Ranger” gli appartenenti a questo reparto, costituito il 25 settembre 2004 in reggimento, per trasformazione del Battaglione alpini paracadutisti “Monte Cervino”. Specializzato per operazioni in montagna, viene inquadrato come “Forza per operazioni speciali”. Infine, inquadrato nel COM.FO.S.E, nell’ottobre 2018 viene validato come forza speciale.

Il “RRAO” (185º reggimento paracadutisti Ricognizione e Acquisizione Obiettivi “Folgore”) è il reparto di Forze Speciali dell’Esercito composto da un particolare personale (Acquisitori), per azioni di ricognizione e sorveglianza, addestrato ed equipaggiato per condurre l’intero spettro dei compiti tipici delle “operazioni speciali”. La Bandiera di Guerra, appartenuta alle origini al 1º reggimento paracadutisti, e successivamente al 185º reggimento fanteria paracadutisti “Nembo” è stata ereditata dal “RRAO” il 21 giugno 2013. Il reggimento, validato nel 2018 come forze speciali, opera, come gli altri, alle dipendenze del Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COM.FO.S.E) ed è di stanza a Livorno.

Marina Militare

Il Raggruppamento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei” della Marina Militare, erede degli uomini dei Mezzi di Assalto della Regia Marina, nella sua organizzazione attuale è stato costituito il 15 febbraio 1960. A partire dal 1962 oltre alle operazioni in mare, anfibie e subacquee, sono stati addestrati al combattimento in montagna e alle attività di aviolancio. Alla fine degli anni ’70 alcuni elementi del Gruppo Operativo Incursori (GOI) furono addestrati dal SAS inglese anche per specializzarsi nell’antiterrorismo e nel salvataggio ostaggi. Inserito nelle forze speciali insieme al Col Moschin, il GOI è stato impiegato dal 2001 al 2005 nell’Operazione Enduring Freedom. Dal 2005 al 2022, operatori del GOI sono stati distaccati in Afghanistan nell’ambito dell’ISAF e inquadrati nella Task Force 45. Opera in stretto rapporto con il Reparto Eliassalto per le operazioni aviotrasportate.

Aeronautica Militare

È il più giovane reparto delle forze speciali italiane. Viene costituito infatti il 1º marzo 2003 come “reparto incursori A.M.”, che eredita le tradizioni delle analoghe specialità della Regia Aeronautica.

Il 2 aprile 2008 il reparto assume l’odierna denominazione di 17º Stormo incursori, con sede all’aeroporto di Furbara, inquadrato nella 1ª Brigata aerea “operazioni speciali”.

Carabinieri

Nato nel 1978, da una aliquota del 1º Battaglione carabinieri paracadutisti, come unità d’élite delle forze dell’ordine (teste di cuoio), dal 2004 è anche unità delle Forze Speciali, predisposta per ogni tipo di azione militare ad alto rischio nei teatri internazionali. il GIS è inquadrato nella Seconda Brigata mobile carabinieri ma dipende operativamente dal COFS. I suoi componenti sono gli unici tra le forze speciali italiane che hanno, oltre alla qualifica di incursore, quelle di agente di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria.

Inizialmente il reparto si è distinto in tutta Italia per efficienza ed eccellente preparazione in ambito antiterorrismo, ma dal 2000 il reparto ha operato, e opera, all’estero, anche non ufficialmente, in diversi teatri di guerra (Balcani, Afghanistan, Iraq, Corno d’Africa, ecc.) nonché in tutti i paesi dove le sedi diplomatiche italiane si trovano più a rischio.

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