L’Aquila, il carcere (in cui è detenuto Messina Denaro) a rischio demolizione «Sarebbe stato costruito in maniera abusiva»

Carcere l'aquila
[sc name=”facebook2″ ][/sc]

«Sarebbe stato costruito in maniera abusiva il carcere delle Costarelle dell’Aquila tanto da attivare un contenzioso tra Aduc e Agenzia del Demanio». E’ quanto afferma Mauro Nardella, segretario generale territoriale della Uil Pa Polizia Penitenziaria e segretario organizzativo della Uil Pa Abruzzo, che torna sulla questione del carcere aquilano, dove è detenuto il boss Matteo Messina Denaro, che rischia la demolizione.

«La vicenda- ha evidenziato il sindacalista- ha dell’incredibile e potrebbe comportare, se non si arriverà ad un accordo, anche la demolizione del penitenziario allo stato più famoso d’Europa. È una vicenda che va avanti da anni e che non ancora mette d’accordo i contendenti. Il carcere aquilano- ha proseguito- costruito trent’anni fa, a quanto parrebbe su un terreno inappropriato, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) vedere sentenziato il suo futuro il 22 febbraio prossimo. A decidere sulle sorti dello stesso, sarà il Tar chiamato in causa da uno dei due contendenti. Intanto il personale di stanza al reclusorio di Preturo aspetta curioso e per certi versi preoccupato il giorno della sentenza. Ovviamente, neanche a dirlo, la speranza è che si arrivi ad un sano e salomonico compromesso».

Tutto nasce dal fatto che una decisione della Corte di Appello di Roma, sezione usi civici, che risale al 2016, ha stabilito in via definitiva che una gran parte del penitenziario è stato costruito trenta anni fa su quattro ettari di terreno di uso civico sui quali ha giurisdizione l’Aduc (Amministrazione separata dei Beni di uso civico) di Preturo.

Di qui la richiesta degli abitanti della considerevole somma di 2,5 milioni di indennizzi. Adesso si attende la decisione del Tar chiamata a far rispettare la sentenza, che ha dinanzi a sé due strade: quella appunto della demolizione del penitenziario che ospita più di 160 reclusi al carcere duro del 41bis oltre a una ventina di quelli “comuni”, oppure come probabilmente avverrà, dare un mese di tempo ad Aduc e Agenzia del demanio (la controparte) di trovare un accordo.

L’Agenzia in sostanza dovrebbe “acquistare” i terreni a un prezzo che si aggira sui 2 milioni e mezzo; somma che potrebbe subire anche un’eventuale rimodulazione in base agli accordi. A tutto questo si aggiunge un contenzioso civile tra lo stesso Aduc e l’Agenzia del demanio dove il primo rivendica al secondo il pagamento dei canoni arretrati, una sorta di affitto annuo, per sanare l’occupazione abusiva lunga 30 anni. In ballo secondo una stima 1 milione e 200 mila euro che si aggiungono ai 2,5 che fanno quasi 3,7 milioni. Insomma una vicenda complessa che a questo punto solo un’intesa fra le parti può districare evitando l’impensabile, cioè la demolizione. Sul punto L’Aduc, ha sempre auspicato l’arrivo di un accordo dignitoso.

ilmessaggero.it/abruzzo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!