Lamorgese alla Magistratura: “Agenti demotivati perché i banditi tornano subito in libertà”

Lamorgese

Linea dura del ministro Luciana Lamorgese sullo spaccio di sostanze stupefacenti. «In tante operazioni antidroga», raccontail numero uno del Viminale in commissione Infanzia, ieri, in Parlamento, «quando viene arrestato uno spacciatore, dopo pochi giorni si ritrova nello stesso posto e ciò demotiva le forze di polizia che impiegano tanto tempo e risorse per vedere la loro attività finire nel nulla».

Non è la prima volta che Lamorgese solleva la questione: nel 2020 (sedeva allo stesso dicastero, ma sotto il governo Conte-bis) informò che i suoi si erano messi al lavoro con i colleghi della Giustizia (allora guidati dal grillino Alfonso Bonafede) per trovare una soluzione «dando la possibilità di arrestare immediatamente con la custodia in carcere coloro che si macchiano del reato di spaccio».        

Da una parte ci sono le forze di polizia, dice il ministro, che fanno i salti mortali e rischiano pure la pelle per acciuffare chi, all’angolo della strada, sfidando i controlli, smercia sostanze illegali. Dall’altra ci sono i magistrati che, invece, Codice Penale in tasca, in particolare l’articolo 73 che, al comma 5, non prevede l’arresto immediato per questi casi, hanno le mani legate. E nel mezzo rimangono i consumatori, in gran parte minorenni: «La diffusione delle droghe sintetiche», continua Lamorgese, «spesso consumate insieme all’alcol in un mix deleterio, è preoccupante anche rispetto agli incidenti stradali».

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Che il fenomeno non sia da prendere sottogamba è pacifico: 373 morti all’anno per overdose (più di una vittima al giorno), quattro decessi su 10 a causa dell’eroina e 7.480 ricoveri in ospedale per abuso di sostanze illecite, dal semplice spinello alle pasticche psicoattive alla cocaina. «L’anno scorso», spiega Lamorgese, «le forze di polizia hanno sequestrato oltre 58 tonnellate di stupefacenti, con un incremento del 40% rispetto al 2019. Nel 2021, invece, e fino a oggi, sono state sequestrate altre 40 tonnellate».

Giusto per fare un raffronto: nel 2017, poliziotti e carabinieri son stati impegnati in ben 25.765 operazioni antidroga (segno che gli sforzi sul campo non mancano) e hanno tolto dal giro dello spaccio qualcosa come 114.588 chilogrammi di sostanze vietate. «Abbiamo notato», puntualizza il ministro, «che gli esami tossicologici su autori e vittime di incidenti stradali attestano spesso elevati tassi alcolici e alterazioni dovute all’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope».        

È un mercato nero che si alimenta da solo e colpisce i più deboli, giovani e giovanissimi: solo nel 2020 (si tratta dei dati messi sul tavolo dallo stesso Viminale), i minori segnalati all’autorità giudiziaria per questo genere di reati sono stati 915, due su dieci stranieri. Complessivamente, però, si è registrato anche un 29% in meno rispetto all’anno precedente, ma il 2020 è stato un periodo particolare, tra lockdown e quarantene di massa. Nei primi sette mesi di quest’ anno, infine, i minori denunciati sono stati 419, tra loro ci sono ben quarantaquattro quattordicenni, cioè bambini che hanno appena finito le medie: il maggior numero di minori coinvolti in giri di droga si trova in Lombardia (dove se ne contano 159), poi in Lazio, in Piemonte, in veneto, in Sicilia e in Sardegna.    

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