Ogni giorno, con i suoi colleghi, si cala negli abissi del Dark Web, a caccia di pedofili. «Ci sono da superare tante barriere — racconta — utilizzano sistemi sempre più complessi per restare anonimi, ma prima o poi commettono un errore. E noi siamo lì». Mauro, 35 anni, è un poliziotto di grande esperienza, è uno dei componenti della squadra di investigatori del Compartimento di polizia postale della Sicilia Occidentale. Ieri, il gruppo ha concluso l’ultima operazione, con 13 arresti in tutta Italia e 21 denunciati, sei in Sicilia. «Sono anche un papà — racconta — e questo mi dà una carica in più a svolgere il mio lavoro. Per liberare i tanti bambini finiti nelle maglie dei criminali. Per superare tutte le brutture che vedo ogni giorno. Per fortuna, siamo una grande squadra in questa trincea».
L’ultima inchiesta è nata un anno e mezzo fa. Il procuratore capo Francesco Lo Voi e l’aggiunta Annamaria Picozzi hanno autorizzato l’attività sotto copertura. E la squadra è tornata a infiltrarsi nei lati oscuri del Web. «Presto, l’inchiesta si è allargata», racconta Carlo Solimene, il dirigente del compartimento della Sicilia Occidentale, è stato anche il direttore della Seconda Divisione della Polizia postale e delle comunicazioni: «Proprio quella che si occupa delle indagini sulla pedopornografia on line — spiega — su tutto il territorio nazionale sono un centinaio gli agenti sotto copertura infiltrati nel Dark Web, dove negli ultimi 15 anni si sono spostate le reti di pedofili, sicuri di non essere scoperti. Lì scambiano il materiale fidando nell’anonimato. Ma le nostre tecniche di indagine si sono affinate sempre più — dice ancora il dirigente — grazie a un aggiornamento e a un confronto continuo con i colleghi delle polizie di tutto il mondo».
Nei mesi scorsi, la squadra ha sorpreso anche un insospettabile ufficiale della Guardia di finanza di Cagliari, che è stato arrestato. «Gli insospettabili sono davvero tanti — racconta l’agente sotto copertura — la cosa più difficile è carpire la loro fiducia, per riuscire a entrare nei segreti che custodiscono. Un gioco sottile, immersi in strade virtuali sconosciute e impervie».
Nell’ultima indagine, perquisizioni e arresti sono stati eseguiti con gli uffici della polizia postale di Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Milano, Napoli, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Torino e Trento. Spiegano gli investigatori: «È stata ricostruita l’intera rete di rapporti, tra cittadini italiani e stranieri, che detenevano e scambiavano su internet, foto e video ritraenti atti sessuali tra adulti e minori, violenze sessuali subite da bambini, e talvolta anche contenuti pedopornografici realizzati ai danni di neonati». Sono stati sequestrati più di duecentocinquantamila file: pen drive e supporti informatici erano nascosti nei posti più impensabili, persino in confezioni per farmaci, o negli uffici degli indagati. «Questa è solo la prima parte dell’indagine — spiega il dirigente Solimene — adesso, stiamo provando a rintracciare i bambini ritratti nelle immagini. Per metterli in salvo».
La squadra è già al lavoro su altri obiettivi. «Siamo di fronte a un fenomeno che purtroppo è parecchio diffuso — spiega l’agente sotto copertura — questo è un tipo di indagine che richiede un continuo affinamento delle tecniche di approccio ai casi». Il giovane che parla è un grande esperto di informatica: «Una passione nata quando ero ragazzo — racconta — la polizia mi ha consentito poi di specializzarmi ancora di più e impegnarmi in un ambito davvero importante». Ma questa non è solo una battaglia informatica, è anche un’indagine sugli abissi della mente umana: «Difficile capire cosa passa nella mente di queste persone che si macchiano di fatti così terribili — dice l’investigatore — ma spesso non c’è tempo per approfondire, il nostro lavoro punta a fermare quanto prima la rete dei pedofili».