Il raid all’alba. Il bicchiere scagliato in faccia per disorientare il malcapitato. Poi i componenti del branco accerchiano la vittima e iniziano a mulinare braccia e gambe, colpendo anche quando l’uomo è a terra.
Un’aggressione violentissima, costata un trauma cranico e altre contusioni (con prognosi di 46 giorni) a un poliziotto libero dal servizio, che la notte del primo agosto 2022 è stato pestato da quattro persone all’esterno dell’Old Fashion.
A meno di un anno dall’agguato, i colleghi della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì, hanno chiuso il cerchio: ai domiciliari per lesioni i fratelli Alessandro e Andrea Nazzareno Roberto Calaiò, di 23 e 28 anni, figli del ras della Barona Nazzareno, fermato tre mesi fa insieme al primogenito a valle di un’operazione antidroga della Dda; arrestati, in esecuzione dell’ordinanza emessa dal gip Mattia Fiorentini su richiesta del pm Ilaria Perinu, anche il ventitreenne Matteo Cuccurullo, nipote del boss a sua volta coinvolto nell’indagine di aprile, e il ventiseienne Massimiliano Vincenzo Cistone.
Tutto inizia alle 4.30, quando il poliziotto esce dalla discoteca, saluta alcuni colleghi e si dirige verso la sua auto. È in quel momento che viene preso di mira: “Infame con la maglietta bianca, carabiniere di m., pezzo di m., ti faccio vedere io”, gli urlano.
Per l’agente sono degli sconosciuti: non ha avuto con loro alcun diverbio che possa in qualche modo giustificare quegli insulti. Il poliziotto non fa in tempo a girarsi che gli arriva in pieno volto un bicchiere: l’alcol gli offusca la vista, viene travolto dalla raffica di colpi. Due addetti alla sicurezza corrono verso di lui e riescono a bloccare Cistone.
Partono dal ventiseienne gli accertamenti degli investigatori, che da profili social e frequentazioni abituali risalgono ai volti dei Calaiò e di Cuccurullo.
“Gli aggressori – sottolinea il gip – non hanno esitato ad aggredire un poliziotto (sebbene libero dal servizio) davanti a più persone, ivi compresi vari addetti alla sicurezza della discoteca, incuranti della possibilità di essere visti e/o ripresi, e, anzi, ritenendo di poter contare sull’omertà di alcuni “buttafuori”, che poco prima dell’aggressione venivano immortalati mentre parlavano proprio con gli indagati, all’esterno del locale”.
Di più: “Gli stessi “buttafuori”, che ben conoscevano la qualità di poliziotti” dell’aggredito e di due colleghi, “tenevano un comportamento volutamente ostruzionistico e ostile nei confronti dell’aggredito, consentendo peraltro volontariamente a tre dei quattro correi di allontanarsi”.