Assolto in appello, dopo sei mesi trascorsi agli arresti domiciliari e cinque anni di sospensione dal servizio. La Corte di appello ribalta il verdetto nei confronti del poliziotto Giuseppe Prestigiacomo, condannato in primo grado a due anni e otto mesi di carcere.
Era imputato per corruzione: avrebbe passato in cambio di soldi notizie riservate su indagini in corso. L’indagine, condotta dagli stessi colleghi di Prestigiacomo, aveva preso il via da una parallela attività svolta dalla squadra mobile di Udine su un gruppo di rapinatori specializzati in assalti ai danni di istituti di credito del Nord Italia, in particolare della provincia di Udine.
Furono intercettate alcune conversazioni dalle quali era emerso che una “talpa”, dietro compenso di denaro, aveva fatto sapere ai rapinatori che avevano addosso gli occhi della polizia. In particolare, aveva fatto sapere che aveva una microspia in macchina. In cambio avrebbe ricevute poche centinaia di euro.
Gli avvocati hanno svolto una corposa indagine difensiva da cui è emersa una verità diversa. Lo Iacono sarebbe stato un confidente del poliziotto e per spillare soldi agli amici aveva fatto credere di ricevere notizie riservate da Prestigiacomo. Niente di tutto ciò, secondo la Corte di Appello che ha mandato assolto l’imputato per non avere commesso il fatto. Dopo sei mesi di arresti domiciliari e cinque anni di allontanamento forzato dal servizio.