L’ultima verità è che il proiettile che ha ucciso David sarebbe compatibile con quelli in dotazione alla Nato. Ora anche la procura militare indaga sulla morte di David Tobini, il parà romano della Folgore caduto in missione in Afghanistan nel luglio del 2011 a soli 28 anni.
Mentre la magistratura ordinaria sta portando avanti l’inchiesta su chi – il sospetto è tra i commilitoni di David – abbia ucciso il giovane Caporal Maggiore, è arrivato la mossa a sorpresa: anche il tribunale militare vuole vederci chiaro sulla vicenda. Così negli uffici di viale delle Milizie è stato aperto un fascicolo che tra i capi di imputazione prevede proprio l’omicidio colposo.
«Siamo orientati in questo senso», ha anche ribadito il capo della procura militare, senza però sbottonarsi su indagini e dettagli del procedimento. Un’inchiesta parallela, dunque, che si muove nella stessa direzione di quella di piazzale Clodio, aperta dopo le istanze presentate dall’avvocato Paolo Pirani, legale della mamma di David, Annarita Lo Mastro. Difficile e quasi irresponsabile, dunque, ipotizzare a questo punto una veloce archiviazione dell’inchiesta, considerato anche il lavoro della procura militare.
Riscontri che vanno sempre di più nell’unica destinazione fornita dalla difesa: «David è stato ucciso da fuoco amico». Ma chi è il commilitone che ha sparato a David? E perché lui e non un taliban insurgent qualsiasi pronto a farsi saltare in aria per la questione Afghanistan? Lo spiegano gli atti dell’inchiesta. Il più importante, ma anche il più evidente, è il punto del corpo dove ha impattato il proiettile. La teoria iniziale – su cui per anni si è basato l’impianto giudiziario che ha portato a due archiviazioni – era che David Tobini fosse stato ferito a morte da davanti. Ma in realtà, perizie tecniche alla mano – l’ultima realizzata dall’esperto balistico Paride Minervini, che si è occupato di vari casi dalla morte di Calipari all’omicidio di Ilaria Alpi – dicono con certezza che David è stato colpito da dietro, come conferma il buco del proiettile lasciato nell’elmetto. Allora perché il proiettile fatale per David è stato sparato da dietro, come dimostra il foro nell’elmetto?
«A distanza di dieci anni ci sono ancora degli aspetti investigativi inesplorati che impongono ulteriori indagini ed approfondimenti – commenta l’avvocato Paolo Pirani, legale della mamma di David – Che David sia stato colpito da dietro è cosa certa e basta questo, un elemento idoneo e sufficiente a non far chiudere l’inchiesta». David era un mitragliere e non ha mai dato le spalle al fuoco nemico, allora chi ha sparato? Ad aggravare il quadro c’è poi la distanza «Quel colpo potrebbe essere arrivato da una distanza ravvicinata» e non si tratta di un proiettile qualsiasi. A uccidere David, stando a quanto sollevato dalla difesa, è stato un proiettile che potrebbe essere altamente compatibile con un 5.56, quelli – neanche a dirlo – in dotazione Nato. La procura militare ha già sentito a verbale alcune testimonianze, e nei prossimi giorni saranno convocati non solo i commilitoni di David , ma anche tutti i protagonisti di quella missione, a partire da chi l’ha autorizzata: vertici compresi. «Dieci anni di silenzi e depistaggi sono tanti, ora voglio la verità. Nessuno ancora sa dirmi come è morto mio figlio. E chi può confermare con tanta sicurezza che si tratti di colposo?», dice mamma Annarita.
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