Il Procuratore Gratteri: “Presento il mio nuovo libro dalla Gruber. Fazio? Non mi invita”

Procuratore Gratteri libro
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Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri anticipa ad affaritaliani.it il ritorno in libreria con “Fuori dai confini”, la ‘ndrangheta nel mondo

Spiegare nero su bianco la ‘ndrangheta nel mondo e quello che accadrà dopo la guerra in Ucraina che sta sconvolgendo l’economia e la sicurezza del continente, ma non solo. Su affaritaliani.it il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri anticipa il ritorno in libreria con “Fuori dai confini”, scritto con Antonio Nicaso ed edito da Mondadori (204 pp, 18 euro). 

Procuratore Gratteri, lei è in uscita con un nuovo libro.

“Si, il libro scritto con Antonio Nicaso, ‘Fuori dai confini’. Spieghiamo la ‘ndrangheta nel mondo e spieghiamo ciò che sta accadendo e che potrebbe accadere dopo la guerra che sta interessando non solo l’Europa, ma quasi tutti gli stati del mondo. La guerra sta creando problemi sul piano economico, sul piano della sicurezza e anche sul piano dell’inquinamento, oltre alla crisi energetica che ci ha fatto tornare al carbone”.

La ‘ndrangheta sfrutta anche la guerra per fare affari?

“Direi proprio di si. In passato, ho seguito per motivi di indagine, subito dopo la guerra nell’ex Jugoslavia, la mafia pugliese e albanese che andavano a comprare armi in Bosnia e Montenegro e hanno rivenduto le armi alla ‘ndrangheta barattandole con la cocaina, molte di queste armi le abbiamo ritrovate in Calabria. Abbiamo trovato anche esplosivo al plastico c3-c4, che è potentissimo. Mezzo chilo di plastico corrisponde a un quintale di tritolo ed è facilmente malleabile e si può trasportare facilmente, è come la plastilina, anche un po’ più fluido della plastilina.

Mi è capitato di vedere in tv delle armi molto più potenti rispetto a un bazooka e di fronte tale visione mi sono chiesto ‘ma perché quando sono state inviate queste armi in Ucraina non è stato installato anche un GPS all’interno per tracciarle?’

Non certo per motivi di denaro perché tanto anzi troppo ne è stato speso. La conseguenza però è che oggi purtroppo non sappiamo, e non sapremo mai, se tutte queste armi sono state utilizzate nella guerra o se alcune sono state messe da parte per altri fini. Perché, purtroppo, la storia ci insegna che durante le guerre, come c’è un mercato nero sui generi alimentari, c’è anche un mercato nero delle armi. Nella storia è sempre accaduto questo. Le armi finiscono anche alle mafie”.

Le mafie rivendono armi agli Stati?

“No, la ‘ndrangheta le utilizza per il proprio arsenale. Ogni locale di ‘ndrangheta ha il suo arsenale che può essere composto da 20 kalashnikov, 10 bazooka, 10/15 kg di plastico c3-c4. Poi ci sono anche le relazioni con i paramilitari e si possono fare affari con paesi o organizzazioni terroristiche che operano in Centro-Africa”.

GRATTERI

“Fuori dai Confini”, la copertina del nuovo libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

Procuratore lei venerdì è stato invitato ed ha partecipato al convegno di San Vittore sulla crisi del sistema carcerario, come è andata?

“È stato molto interessante partecipare perché ho avuto la possibilità di ascoltare i protagonisti del ‘pianeta carcere’ e ho avuto la possibilità di ascoltare i loro bisogni e le loro frustrazioni”.

Ha fatto delle proposte?

“Non era quello il motivo della mia presenza lì. Sono intervenuto rappresentando quelli che a mio parere sono i problemi più rilevanti, perché li vivo tutti i giorni da Procuratore della Repubblica oggi e da procuratore Aggiunto prima, e da sostituto procuratore ancora prima. Io credo che si debba focalizzare l’attenzione sulle persone, tutte le persone, i detenuti, ma anche gli agenti, gli uomini e le donne della Polizia penitenziaria che si sentono molto trascurati. Li vedo rassegnati, depressi e mortificati. È un lavoro difficile il loro e meritano maggiore cura e attenzione, è necessario restituire la giusta consapevolezza del lavoro importante e delicato che fanno perché non solo si devono occupare della sicurezza, ma anche del recupero dei circa 60mila detenuti che ci sono in Italia”.

Lei parla spesso dell’esigenza di costruire nuove carceri, lo conferma?

“Si lo dico da anni, ma non perché la mia aspirazione sia quella di riempire le carceri. Tutti mi attribuiscono, non so perché, questo obiettivo, questa volontà, ma non è questo quello che voglio e quello che penso, del resto chi di noi non vorrebbe vivere in un paese dove nessuno commette crimini? Però se così non è penso che solo con nuovi spazi i detenuti possono vivere in condizioni più dignitose. Tra l’altro, nelle carceri ci sono le sezioni comuni’ dove sono reclusi, ci sono tanti che hanno commesso reati minori, reati da strada, ci sono centinaia di tossico-dipendenti che hanno commesso reati a causa della loro tossico-dipendenza. Io credo si debba lavorare molto su di loro.

C’è la possibilità di recupero, io nel mio piccolo cerco di farlo. Si dovrebbe sempre e comunque provare a disintossicarli attraverso le comunità terapeutiche perché l’unica via è il recupero dalla dipendenza della droga. Altrimenti questi ragazzi, appena escono dal carcere, andranno a delinquere per procurarsi la dose. Bisognerebbe fare più accordi con le comunità terapeutiche e se possibile sovvenzionare la costituzione di altre, anche perché dal punto di vista economico la detenzione costa molto di più. Certo qualcuno scapperà perché non resisterà alla tentazione di andare a procurarsi la droga, però, è un rischio che secondo me vale la pena correre per cercare di salvare quante più persone possibili. Altra cosa dovrebbero essere istituite più strutture per i soggetti con disturbi psichici.

Le Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza ndr), non sono sufficienti e non è sufficiente il personale attuale. Vanno create altre strutture con medici, psichiatri e psicologi che possano curare questi malati. E poi vanno potenziati i Tribunali di Sorveglianza perché tanti, anzi troppi, detenuti in esecuzione pena avrebbero già ora diritto ad una pena alternativa. Così affrontato il sovraffollamento diventerebbe un falso problema”.

Come va il maxi-processo di Lamezia Terme alla cosca Mancuso?

“Non posso dire nulla se non che spero si chiuda prima dell’estate del 2023″.

Nell’altro importante processo istruito dalla Procura che lei dirige, “Imponimento”, molti degli accusati hanno scelto il rito abbreviato. A che punto siamo lì?

“Anche su questo le posso dire che una parte del processo si sta celebrando con il rito abbreviato, un’altra parte con il rito ordinario dinanzi al tribunale di Lamezia Terme, che per fortuna è meno disastrato di quello di Vibo Valentia che è veramente saturo, non ce la fanno più. Sono pochi giudici e sono allo stremo. In realtà tutti i tribunali del distretto di Catanzaro, hanno molti ma molti problemi di organico”.

Tornando al suo libro, da chi è edito?

“Mondadori, per la collana Strade blu”.

Che percorso ha scelto per lanciare il suo libro, lei va spesso in tv.

“Me lo hanno chiesto tante trasmissioni televisive certamente andrò dalla Gruber, a Otto e mezzo, su La7, perché è stata la prima a prenotarsi, ma ci vado con piacere dalla Gruber perché mi dà la possibilità di rispondere e non c’è confusione, né caos. In altre trasmissioni non sempre si riesce a concludere un pensiero e questo non va bene, ma non per me, ma perché penso che la collettività debba essere messa a conoscenza di quale è la situazione attuale della criminalità organizzata in Italia in maniera completa e corretta. Lo spettatore fa fatica a seguire un format dove parlano contemporaneamente 7 o 8 persone”.

E poi dove andrà?

“Forse anche da Formigli, a Piazza Pulita vedrò più avanti non ho deciso, anche perché in questo momento sono molto impegnato, oltre che con il lavoro giudiziario, anche con gli ultimi dettagli del nuovo palazzo della Procura di Catanzaro, inaugurato il 15 novembre ufficialmente, ma anche con la ristrutturazione di un archivio distrettuale, che stiamo ultimando, e con i lavori per la creazione di una nuova sede per la Procura Europea”. 

E da Fazio non ci va?

“Non vengo invitato da tempo, ma non mi interessa. Forse andrò al Tg2 post, comunque è ovvio ognuno ha le proprie preferenze anche io preferisco andare nelle trasmissioni dove ho maggiore stima per i conduttori, stessa cosa vale per la carta stampata”.

Quindi non c’è un veto da parte della Rai?

“Non lo so, non credo”.

Da parte di Mediaset?

“Le rispondo nello stesso modo. Non credo. Le posso dire però al Tg5 le notizie che mi riguardano passano in modo corretto”.

Se non ricordo male però proprio Mediaset ospitò un duro intervento nei suoi confronti dell’ex procuratore generale di Catanzaro, Otello Lupacchini, a margine dell’operazione Rinascita Scott.

“No (ride), non ricorda male, ma non mi interessa”.

di Gabriele Penna – affaritaliani.it

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