Il generale Roberto Vannacci — al centro delle polemiche quest’estate per il suo libro Il mondo al contrario, che gli è anche costato l’avvicendamento all’Istituto geografico militare deciso dallo Stato maggiore dell’Esercito — ha fatto «richiesta di rapporto» al ministro della Difesa, Guido Crosetto, suo superiore, «per motivi personali». Ha chiesto cioè di essere ascoltato direttamente dal ministro, così da non dover passare per la trafila dei permessi della scala gerarchica.
«Lo riceverò e gli dirò cosa penso — ha detto ieri sera Crosetto parlando a Bisceglie —. Ma se è un vero militare avrà capito che l’unico che ha agito da militare è il ministro». Non solo. Crosetto ieri ha anche deciso di «ripristinare d’imperio» la tradizionale Festa della Memoria dedicata ai caduti del 9° reggimento paracadutisti d’assalto «Col Moschin», che dunque si svolgerà regolarmente a Livorno giovedì prossimo. Già, perché all’improvviso, nei giorni scorsi, per «esigenze operative del reparto», dai vertici dell’Esercito era arrivato un clamoroso stop alle celebrazioni, suscitando non poche proteste e malumori dentro le Forze armate.
Così, molto «amareggiato» per non esserne stato informato prima e appresa la notizia direttamente dalle famiglie dei caduti, Crosetto ha ordinato per lettera il dietrofront. «Sarebbe stato un grave errore cancellare la festa, perciò si tratta di un gesto di sensibilità non trascurabile», commenta soddisfatto il generale Marco Bertolini, che comandò il battaglione Col Moschin dal 1992 al ‘94 e poi nel 1998 fu a capo del neonato reggimento.
Uno stop legato al caso Vannacci, come sostiene qualcuno? «Solo elucubrazioni», taglia corto Bertolini evitando la polemica, sebbene — lo ricorda lui stesso — anche Vannacci, su cui pende tuttora l’esame disciplinare della Difesa, comandò il Col Moschin dal 2011 al 2013. La Festa della Memoria si tiene ormai da 20 anni e ogni volta i nomi dei caduti vengono letti, uno dopo l’altro, preceduti dal grado militare. Colleghi e familiari ne onorano il ricordo rispondendo «presente!».
I parà del Col Moschin sono gli eredi degli Arditi del IX Reparto d’Assalto del Regio Esercito, che all’alba del 16 giugno 1918, agli ordini del maggiore Giovanni Messe, attaccarono gli austro-ungarici proprio sul Col Moschin. Fu l’inizio della seconda battaglia del Piave, da D’Annunzio battezzata «Battaglia del Solstizio» per la coincidenza col solstizio estivo e per il significato strategico assunto nel prosieguo della Grande Guerra.