I familiari dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Congo nel febbraio del 2021 -assieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista- non sono più parti civili nel processo a carico di Rocco Leone e Mansour Rwagaza, i due funzionari del Programma Alimentare Mondiale (Pam) accusati di omicidio colposo.
Ad apertura dell’udienza che si è svolta ieri (venerdì 7 luglio) a Roma davanti al Gup, ha preso la parola il legale del padre del diplomatico, comunicando che i familiari, compresa la moglie Zakia Seddiki, hanno trovato un accordo per il risarcimento con il Pam e quindi escono dal processo.
Omicidio del Carabiniere Iacovacci: ” lo Stato ci ha tradito ”
Dal canto loro i familiari di Vittorio Iacovacci, che non hanno accettato il risarcimento, restano parti civili nel procedimento che dovrà valutare eventuali mancanze nel sistema di sicurezza durante la missione nella quale morirono.
Sulla decisione presa dai parenti di Attanasio è intervenuto il fratello del carabiniere Iacovacci che ha detto: “Noi restiamo come parte civile nel processo perché vogliamo la verità su quanto accaduto”, Nel corso dell’udienza sono state poi affrontate ulteriori questioni preliminari e in particolari i nodi legati alla giurisdizione e l’eventuale immunità diplomatica dei due imputati.
Il gup ha quindi aggiornato il procedimento al prossimo 14 settembre quando la parola passerà al pm per la discussione.
Attanasio e il militare dell’Arma che lo scortava vennero uccisi nel 2021 durante un tentativo di rapimento. Un gruppo di banditi locali composto da almeno cinque persone bloccò il convoglio a bordo del quale viaggiava il nostro diplomatico.
La banda, condannata poi all’ergastolo in Congo, chiese cinquanta mila dollari per ottenere il “lasciapassare”. Soldi che non erano però nella disponibilità delle persone che erano a bordo delle jeep. Da qui il tentativo di rapimento finito tragicamente.