Il dipendente pubblico ha diritto a non restituire le somme in precedenza erogategli e percepite in buona fede. Così il Tar di Palermo ha accolto il ricorso proposto da alcuni agenti della polizia penitenziaria di Agrigento.
Tutto è nato nel 2022, quando il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del carcere di contrada Petrusa ha disposto la revoca di un precedente ordine di servizio riguardante dei servizi esterni svolti dagli agenti appartenenti al nucleo traduzioni e piantomento. L’amministrazione del carcere avrebbe quindi preteso il recupero delle somme erogate in periodo compreso tra il 2016 e il 2020.
Gli agenti hanno impugnato il provvedimento, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino, Giuseppe Impiduglia e Mario La Loggia, rivolgendosi al Tar per chiedere l’annullamento del nuovo ordine di servizio e del conseguente provvedimento di revoca delle somme in precedenza erogate.
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In contrapposizione al ricorso si è costituito in giudizio il Ministero della giustizia (dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) sostenendo la legittimità del provvedimento di recupero dell’indennità in questione.
Nel corso del processo gli avvocati che hanno assistito gli agenti di Polizia penitenziaria, hanno rilevato l’infondatezza delle tesi avversarie ed in particolare hanno dedotto l’illegittimità del provvedimento revocatorio in ragione del fatto che il principio della “doverosità” del recupero delle prestazioni retributive indebite incontra comunque un limite nel legittimo affidamento del percettore, in conformità con i principi affermati dalla Corte Europea e dalla Corte di Cassazione in materia di legittimo affidamento.
Infatti l’indennità per servizi esterni era stata erogata spontaneamente dall’amministrazione penitenziaria ai ricorrenti, in via continuativa per quasi 5 anni e sulla base di un ordine di servizio revocato successivamente e a distanza di anni dall’attribuzione patrimoniale risultata indebita. Pertanto il riconoscimento dell’indennità in questione non è dipeso da un errore materiale o di calcolo di cui il dipendente avrebbe potuto ragionevolmente accorgersi né l’attribuzione è avvenuta in via provvisoria con riserva di ripetizione.
Il Tar accoglie il ricorso proposto da alcuni agenti della Polizia penitenziaria di Agrigento
Dette circostanze, dunque, avevano indubbiamente ingenerato una legittima aspettativa alla ”definitività” dell’attribuzione patrimoniale in favore degli agenti penitenziari.
Il Tar ha accolto il ricorso ed ha annullato il provvedimento dall’amministrazione penitenziaria della casa circondariale di Agrigento. Gli agenti non dovranno quindi procedere alla restituzione delle somme.