Quando, poche ore dopo aver salvato la giovane che voleva lanciarsi dal ponte Meier, era stato chiesto al vice brigadiere Salvatore Germanà se gli fosse capitato altre volte, aveva risposto «sì», ma senza sbilanciarsi ed entrare nei dettagli.
Eppure un gesto simile lo aveva già compiuto a pochi chilometri da Alessandria: una situazione molto diversa, ma che aveva richiesto la sua prontezza e la sua professionalità. Lui non l’ha raccontata, i superiori hanno rimandato a quanto era stato scritto in quella domenica pomeriggio di luglio 2019, quando una bimba di 7 anni era finita sul fondo della piscina del Family Park di Felizzano.
Nessuno si era accorto della tragedia che si stava consumando, tranne Germanà che aveva notato il corpicino immobile.
Racconta i concitati momenti dell’estate di quattro anni fa il titolare del parco divertimenti, Nicola Pilotti: «C’era un mucchio di gente quel giorno, sia in acqua, sia fuori. Nella confusione, era facile non accorgersi di qualcosa, anche di serio. Ricordo che mi vennero a cercare alla cassa per spiegarmi cosa era accaduto.
Per fortuna il carabiniere (che trascorreva la giornata al Family Park con i familiari; ndr)era a pochi metri di distanza, la tirò su e immediatamente intervennero i quattro bagnini e un medico. Arrivò l’ambulanza ma la ragazzina si era già ripresa, anche se fu portata via per i necessari accertamenti perché aveva ingerito acqua e perso conoscenza, seppure per pochi istanti».
L’episodio avvenne nel punto della piscina in cui l’acqua è più alta: senza l’acume di Germanà, la sfortunata protagonista sarebbe probabilmente rimasta sott’acqua per qualche istante di troppo. Aggiunge Pilotti: «Ai carabinieri di Felizzano, che intervennero per redigere un verbale e fare le necessarie indagini, fu sottolineata la tempestività dell’azione non solo del loro collega, ma del nostro personale.
I bagnini raccomandano sempre ai bambini piccoli di non stare nell’acqua alta, tanto più quando in vasca ci sono centinaia di persone, ma l’imprevedibilità dei ragazzini non permette mai di stare tranquilli».
Una vicenda per certi versi rocambolesca, che fa il paio con quella dell’altra notte sul ponte Meier, in cui Germanà ha avuto un ruolo altrettanto determinante. Era trascorsa da poco la mezzanotte quando la pattuglia dei carabinieri arrivava nella zona del Meier con i tre colleghi inviati dalla centrale operativa di piazza Vittorio Veneto per aiutare la ragazza in stato confusionale.
Lui aveva scavalcato la ringhiera e camminato sulla trave sospesa tra parte pedonale e quella carrabile della struttura. Il carabiniere si era avvicinato con tutte le cautele del caso per non spaventare troppo la ragazza e, quando aveva ottenuto la sua fiducia, le aveva parlato per diversi minuti fino a quando entrambi non erano ritornati sani e salvi vicino al parapetto.
Due storie diverse ma anche molto simili.
«L’unica cosa che accomuna le vite è che sono tutte importanti» ha rimarcato il vicebrigadiere, capace di mantenere lucidità e sangue freddo, oltre che di portare la discussione con l’aspirante suicida sulla fragilità umana, «anche la mia perché fa parte di ogni essere umano». Ma lui ha dimostrato più volte di essere forte e di non aver paura nei momenti che più contano, quelli da salvare le vite.
Il commento di Crosetto
«Una ragazza è seduta sul bordo di un ponte, pronta a lanciarsi nel vuoto. Un carabiniere la raggiunge, conquista la sua fiducia: c’è una possibilità, sempre. La salva». Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, commenta così l’intervento del vicebrigadiere Salvatore Germanà sul ponte Meier di Alessandria. «Difesa per la collettività, al fianco di chi è in difficoltà, ovunque sia. Ben fatto!», sempre le parole di Crosetto.