«I politici s’impegnino a ripristinare la naja, civile e militare»

esercito italiano leva
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All’epoca, a ben ricordare, tutti o quasi, tentavano di scapolarla. I più fortunati avevano i genitori con i contatti giusti. Qualche mazzetta sarà anche passata di mano. Ma se si poteva evitare di “perdere un anno”, come si diceva, si evitava eccome.

Ora però molte associazioni d’arma e qualche politico (che, en passant, il militare di leva non l’ha fatto) propongono il ritorno alla naja obbligatoria.

In una lettera il presidente dell’Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero, si fa portavoce di quanto discusso con altre associazioni d’arma.

«Con la legge 226/2004 l’Italia ha sospeso il servizio militare di leva, decretando così l’interruzione di un istituto che per 143 anni ha accompagnato il Paese nel suo processo di crescita sociale, politica, democratica, tecnica e scientifica», nota Favero, «La scomparsa di questo servizio alla Patria ha privato i giovani della possibilità di conoscere realtà diverse dalla propria, condividere fatiche per un risultato comune e acquisire consapevolezza che oltre al proprio io c’è un soggetto che si chiama Stato, una comunità che oltre a garantire diritti richiede doveri».

Favero continua la sua lettera sostenendo che il senso civico veniva formato dalla naja. «Oggi, purtroppo, ci troviamo in una situazione in cui doveri e osservanza delle regole sono sempre più negletti: i giovani appaiono disorientati e la scuola e alcune realtà di volontariato giovanile da sole non bastano a colmare i vuoti nel loro senso civico».

«Quattro anni fa – notoa Favero – nel febbraio 2018, L’Associazione Nazionale Alpini, l’Associazione Nazionale Bersaglieri e l’Associazione Nazionale del Fante, che riuniscono quasi 400mila soci, invitarono a Palazzo delle Stelline, a Milano, i rappresentanti di tutti i partiti candidati alle elezioni politiche. Tema dell’incontro il ripristino di un servizio obbligatorio per i giovani a favore della Patria, nelle modalità che la politica avrebbe voluto individuare.

Pur con distinguo e sfumature diverse, tutti gli esponenti politici intervenuti convennero sull’importanza per i giovani di un servizio alla Stato».

Ma dei politici, anche quelli che propongono in pubblico i valori militari, è difficile fidarsi. E Favero deve così fare i conti con le promesse non mantenute.

«Dopo quattro anni, però, la situazione non è mutata e anche la “Legge per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale” ha mantenuto la volontarietà del servizio».

Torna quindi la proposta. «Gli Alpini dell’Ana, portatori di valori come amor di Patria, spirito di servizio e rispetto per le istituzioni tornano dunque a chiedere che sia reintrodotto un servizio obbligatorio per tutti i giovani, per formarli nel campo della protezione civile, dell’ambiente e del servizio pubblico, con una formazione anche militare che contribuisca a creare una riserva impiegabile sul territorio nazionale, con esplicito richiamo all’articolo 52 della Costituzione».

«L’esperienza dei Campi scuola che l’Ana – dice Favero – porta avanti con grande successo da anni per ragazzi da 9 a 15 anni è stata ampliata dal 2021 ai giovani tra 16 e 25 anni: centinaia di ragazze e ragazzi hanno partecipato ai campi allestiti in dodici località italiane, dimostrando che quando ci sono punti di riferimento e sollecitazioni corrette, i giovani rispondono con entusiasmo».

Di qui la richiesta: «Chiediamo quindi a tutte le forze politiche, impegnate in una delicata campagna elettorale, un pronunciamento chiaro su questo tema, che riteniamo da subito e ancor di più in prospettiva fondamentale per il Paese: serve un impegno forte a salvaguardia di un futuro che non può prescindere dalle esperienze e dagli insegnamenti di una storia in cui gli Alpini hanno scritto e scrivono pagine importanti».

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