Portaborse di un senatore. E agganci importanti allo Ior, la banca della Santa Sede. Sono le credenziali con quali si è presentato un ex poliziotto 54enne di origini siciliane, per ingraziarsi le sue vittime e poi alleggerirne il portafoglio. Ora l’uomo è sotto processo per truffa e millantato credito perché, secondo il pm, avrebbe ricevuto 12 mila euro dai titolari di due aziende, sicuri di avere un accesso facile ai fondi europei e alle casse del Vaticano.
Dieci anni la prima truffa del poliziotto
Il dibattimento è alla prima udienza, ma la vicenda risale a oltre dieci anni fa. È il settembre del 2013 fa quando il poliziotto incontra l’uomo che guida la Toro società cooperativa. Durante una chiacchierata, l’imputato fa balenare la possibilità di avviare un grande progetto grazie a fondi europei che verranno messi al bando dal ministero dell’Economia. Per dare forza alle sue affermazioni, il poliziotto non solo sostiene di essere l’assistente di un senatore, ma invia anche una email con la scritta «Senato», allegando un elenco di persone da assumere qualora l’uomo intendesse sfruttare «le ingenti somme di denaro provenienti dai fondi».
La seconda denuncia
La storia sembra stare in piedi. L’imprenditore, convinto della regolarità dell’operazione, versa cinquemila euro. Ma il risveglio è amaro: quei finanziamenti non sono mai esistiti. Inevitabile la denuncia.
Nello stesso periodo il poliziotto conosce la titolare di una società di servizi. Anche a lei l’imputato racconta di essere l’assistente di un senatore. E si vanta di avere «importanti influenze» allo Ior, dove gli sarebbero garantite «forti agevolazioni a tassi super». L’imprenditrice ci crede, perché Lo Forma presenta la sua proposta «su carta intestata del Senato». Versa settemila euro, ma quando chiederà di riscuotere il denaro scoprirà, sostiene l’accusa, di essere stata vittima di una bufala. Così scatterà la seconda denuncia nei confronti dell’oramai ex poliziotto.