Durante un servizio di pattuglia si sarebbe fermato a casa della donna per controllare che tutto andasse bene dopo che lei, siciliana di 47 anni, ma da tempo residente in città, si era rivolta alla caserma in cui lui lavorava per sporgere reiterate denunce contro alcuni vicini che, lamentava, la perseguitavano con vari dispetti.
Ma le cose sarebbero degenerate: stando al racconto della donna, infatti, una volta trovatisi soli in casa il carabiniere avrebbe tentato di approfittare di lei, prima cercando di baciarla e rivolgendole frasi volgari, poi spogliandosi di fronte alla donna. La quale, alla fine, l’ha denunciato per violenza sessuale.
Tutto risale al novembre del 2021. La quarantasettenne ha denunciato di essere stata aggredita dal militare, che una volta giunto a casa sua avrebbe appunto in un primo momento tentato di baciarla, dopo di che si sarebbe tolto i pantaloni cercando di costringerla a un rapporto sessuale. Una situazione che aveva lasciato la donna sconvolta e che per giunta si sarebbe pure replicata, con modalità simili, qualche giorno dopo. Quando cioè la stessa era tornata alla caserma dove il militare lavorava per depositare un’integrazione alla prima denuncia, quella nei confronti dei vicini.
Anche in quell’occasione, il militare avrebbe ancora una volta tentato di approfittarsi di lei, conducendola in una stanza isolata e cominciando qui a palpeggiarla. Ma la quarantasettenne, questa volta pronta al peggio, era riuscita a difendersi colpendolo alle gambe con una stampella, per poi divincolarsi e fuggire via.
Ora, il carabiniere, un trentanovenne, dovrà affrontare un processo, che inizierà il prossimo maggio: una decisione presa la scorsa settimana dal giudice dell’udienza preliminare Letizio Magliaro, che ha disposto il rinvio a giudizio nei confronti dell’imputato, il quale dovrà rispondere in aula dell’accusa di violenza sessuale aggravata dalla avere commesso il fatto con abuso dei poteri e in violazione dei doveri inerenti la pubblica funzione di tutela della pubblica sicurezza.
Inizialmente la Procura, con la pm Elena Caruso, aveva fatto richiesta di archiviazione, ma la vittima – ora difesa dall’avvocato Gino Moroni – aveva fatto opposizione, e la giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Sarli l’aveva accolta optando per la fissazione dell’udienza preliminare.
I difensori dell’imputato Davide Tassinari e Federico Fabbri dal canto loro sottolineano appunto come fossero stati approfonditi accertamenti a condurre la Procura a formulare una richiesta d’archiviazione per il loro assistito, che si proclama innocente. Ilrestodelcarlino.it