Guerra in Ucraina, l’Italia dichiara lo stato di emergenza “umanitaria” fino al 31 dicembre 2022: ecco in cosa consiste

Stato emergenza Italia

Il 28 febbraio il Consiglio dei ministri ha approvato un dl che introduce ulteriori misure urgenti in relazione agli sviluppi della crisi in Ucraina. Tra queste anche lo stato di emergenza “umanitaria”. Ecco di cosa si tratta:

Il Cdm ha deciso di “incrementare le misure di soccorso ed assistenza alle persone che, in maniera massiccia, stanno cercando e cercheranno rifugio nell’Unione europea. Per questo motivo ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, rivolto ad assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto”.

Il premier Mario Draghi, intervenendo al Senato l’1 marzo per spiegare le misure ha detto che: “L’Italia è pronta a fare di più, sia attraverso le principali organizzazioni umanitarie attive sul luogo, sia con donazioni materiali” contro la crisi umanitaria in Ucraina.

Ha quindi precisato che lo “stato di emergenza umanitaria” fino al 31 dicembre “ha esclusivamente lo scopo di assicurare il massimo aiuto dell’Italia all’Ucraina. È un impegno di solidarietà, che non avrà conseguenze per gli italiani, e che non cambia la decisione di porre fine il 31 marzo allo stato di emergenza per il Covid-19”.

Il provvedimento del Cdm arriva dopo la decisione già presa venerdì di mettere a disposizione nell’ambito del meccanismo di protezione civile europeo 200 tende con mille posti letto, che andranno in Polonia dove si stanno allestendo i campi per i rifugiati.

Il Consiglio dei ministri ha aumentato di 10 milioni la dotazione del Fondo per le emergenze e ha dato il via libera all’incremento di 13mila posti nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e di altri 3mila nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai).

Il piano è in sostanza già pronto ma al momento c’è un’incognitaquanti saranno coloro che dovranno essere assistiti. Cifre che dipenderanno sostanzialmente dall’andamento della operazioni belliche e dalla durata della guerra; più si dilateranno, maggiore sarà il numero dei profughi.

La comunità ucraina in Italia è composta da circa 250mila persone, nella stragrande maggioranza perfettamente integrate e con un lavoro, molte delle quali hanno lasciato i familiari nel loro Paese d’origine. È ipotizzabile dunque che i primi ad arrivare in Italia saranno i parenti di chi già vive nel nostro Paese. In questi giorni sono state fatte diverse riunioni (e ce ne sono in programma altre) tra Protezione Civile, Viminale, Regioni e prefetture. Si è anche già messa in moto la rete di solidarietà fatta di associazioni e parrocchie, per fornire assistenza e servizi.

Gli ucraini in arrivo potranno contare sostanzialmente sulla rete del Sistema d’accoglienza e immigrazione (Sai), già utilizzata per ospitare i profughi afghani, che prevede un’accoglienza diffusa in strutture di piccole dimensioni o presso famiglie, e servizi di secondo livello per tutti i titolari di protezione internazionale, vale a dire oltre all’assistenza sanitaria e sociale, la scuola per i più piccoli e i corsi di lingua, anche formazione professionale e corsi di orientamento al lavoro con l’obiettivo di rendere più concreta l’integrazione.

 

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