Scontri tra polizia e manifestanti contro il G20. Al grido “We are untouchable another world is possible” parte del migliaio di attivisti che dalle 14.30 stava protestando pacificamente alle Zattere, all’improvviso si è compattato in un corteo. Lo scopo era uscire dalla zona autorizzata e andare, simbolicamente, verso l’Arsenale, dove da giovedì sono riuniti i big di banche e finanza.
In testa al corteo decine e decine di manifestanti con il caschetto sono avanzati lentamente verso il Ponte dell’Accademia per Rio Terà Foscarini proteggendosi dietro a tre pannelli in plexiglas con scritto “Against G20 Climate and Social Justice Now”. Dalla parte opposta una quarantina di poliziotti in tenuta antisommossa li aspettava, pronti a difendere il passaggio. Nella carica è stato fermato un ragazzo trevigiano, portato in questura e arrestato. Lunedì ci sarà il processo per direttissima.
A un certo punto, tra fumogeni colorati e una tensione crescente i manifestanti e i poliziotti si sono scontrati in una lunga carica prolungata dove sono volate manganellate da una parte e colpi di bastone dall’altra. Sono stati lanciati ombrelli, bastoni, bottiglie e cartelloni e nello scontro sono stati distrutti due piccoli alberi e alcuni grandi vasi di un albergo.
Il clou è stato raggiunto con un lancio di numerosi petardi, fumogeni e fuochi d’artificio. Lo scontro, durato una decina di minuti, era nell’aria. Da giorni gli attivisti denunciavano infatti la distanza tra i pochi che decidono e la cittadinanza che chiede di essere ascoltata.
La mobilitazione è stata organizzata dal movimento “We are the Tide” che racchiude centri sociali, associazioni ambientaliste e comitati, inclusi i No Tav e i No Grandi Navi. In questi giorni si sono svolte più azioni, firmate soprattutto da Extinction Rebellion, ma la grande protesta era in programma oggi, prima della conclusione finale del G20, domenica con un incontro sul clima.
“Tutti noi facciamo parte di movimenti diversi, ma che hanno un filo conduttore: dire basta a un sistema che fa della produzione e dello sviluppo non sostenibile il suo fondamento” spiega Davide Gallo, 23 anni, di Bari. Tantissimi i giovani presenti, grandi protagonisti della contestazione che ha attirato un migliaio di persone. Il filo conduttore delle richieste ai big ovattati nell’Arsenale, è che prendano sul serio le persone e i movimenti.
“Io e altri ragazzi abbiamo fondato l’associazione Closer che lavora in carcere e promuove l’idea di uguaglianza e di giustizia” racconta la veneziana Giulia Ribaudo, 30 anni. “Non dico che siano sbagliati i summit come questo, ma è sbagliato che prima non ci sia un lavoro per raccogliere le ragioni della base attraverso dei tavoli di lavoro nazionali e internazionali”. In questi giorni l’area dell’Arsenale è blindata da duemila operatori delle forze dell’ordine, inclusa la polizia locale.
Un centinaio di residenti ha bisogno del pass da esporre ai checkpoint per entrare a casa e per uscire. Nelle calli limitrofe all’Arsenale sono state installati dei cancelli da chiudere in caso di irruzioni. Il prefetto Vittorio Zappalorto ha organizzato la sicurezza proprio garantendo viabilità in tutto il resto della città. Domenica giornata clou sul clima. “Vorremmo dire ai big di fermarsi e di ascoltarci” dichiara Anna Clara Basilicò, portavoce di We are the Tide “Non c’è più tempo se vogliamo salvare il pianeta”.