Un ragazzo di 16 anni e’ morto ieri sera in uno scontro tra la sua moto e un mezzo della polizia a Elancourt (Yvelines), poco più di due mesi dopo la morte di Nahel a un posto di blocco che innescò diverse notti di disordini.
Secondo una fonte della polizia, la vittima si era rifiutata di accostare all’inizio della serata, quando la sua moto era “seguito a distanza” da un’auto della polizia in questo sobborgo a circa trenta chilometri a sud-ovest di Parigi.
A un incrocio, la due ruote si è scontrata con un altro veicolo della polizia. L’incidente è avvenuto intorno alle 18.40, secondo un’altra fonte della polizia. La procura di Versailles ha aperto due inchieste: una per “resistenza all’arresto”, affidata alla polizia territoriale di Yvelines, e l’altra per “omicidio colposo del conducente”, affidata all’Ispettorato nazionale di polizia (IGPN). Due agenti di polizia sono stati presi in custodia nell’ambito di questa seconda indagine e sono stati interrogati dall’IGPN in serata.
Il 16enne, è stato inizialmente rianimato dai servizi di emergenza e poi portato in ospedale ma è deceduto a causa delle ferite riportate, ha dichiarato l’ufficio del pubblico ministero. Un reparto mobile di gendarmi è stato inviato a Elancourt per prevenire eventuali disordini in questa città di 25.000 abitanti.
La morte di questo adolescente arriva a poco più di due mesi da quella di Nahel M., 17 anni, ucciso a Nanterre da un agente di polizia durante un fermo stradale il 27 giugno. Le immagini del motociclista che spara a bruciapelo al ragazzo, ampiamente diffuse sui social network, hanno scatenato un’ondata di rabbia in Francia, dove la morte di giovani immigrati durante le operazioni di polizia ha spesso scatenato rivolte urbane.
Dopo la morte di Nahel, sono scoppiate rivolte nella regione di Parigi e nel resto del Paese. L’intensità senza precedenti della violenza urbana è stata caratterizzata da scontri tra rivoltosi e polizia, saccheggi, lancio di colpi di mortaio contro edifici pubblici e incendi.
Al 31 agosto, 32 indagini erano in corso da parte dell’IGPN sulle violenze durante i disordini seguiti alla morte di Nahel, e una da parte dell’IGGN, l’equivalente della gendarmeria. Secondo gli ultimi dati ufficiali, quasi 4.000 persone sono state arrestate dalla polizia e circa 2.000 sono state condannate in relazione alla violenza urbana.