Brigadiere Florian M., 38 anni, sposato, un figlio, esperienza da militare in Afghanistan poi dieci anni impeccabili nella polizia, decorato con due medaglie di bronzo, stimato dai colleghi che lo definiscono «tutto fuorché una testa calda», stipendio di circa duemila euro al mese.
Se la sua carriera fosse proseguita senza strappi, avrebbe dovuto lavorare 41 anni mettendo da parte tutta la busta paga senza spendere un centesimo, per arrivare a un milione.
Invece martedì 27 giugno, a Nanterre, alle 8 e 19 Florian M. ha sparato un colpo a bruciapelo: la pallottola ha colpito il braccio sinistro e poi il torace di Nahel Merzouk, 17enne francese di origine algerina fermato perché stava facendo un giro senza patente (come altre volte in passato). Nahel ha detto all’amico accanto che sentiva freddo, e aveva paura di morire. I soccorsi e le scosse del massaggio cardiaco non sono riusciti a salvarlo.
Da allora la Francia ha vissuto giorni di tragedia e rabbia, di dolore e poi follia, di saccheggi e distruzioni. Il poliziotto Florian M., in carcere con l’accusa di omicidio volontario, ha chiesto perdono alla famiglia di Nahel. Ma oggi, una settimana dopo, Florian M. è praticamente milionario.
Oltre ai municipi e alle biblioteche dati alle fiamme, oltre ai negozi saccheggiati e ai sindaci attaccati, se c’è un’altra cosa capace di mostrare quanto odio e quanta divisione allignino nella società francese, è il successo di massa della colletta «in sostegno della famiglia del poliziotto di Nanterre , Florian M., che ha fatto il suo lavoro e che oggi la paga cara».
Florian M. non ha chiesto nulla, ma è già diventato un eroe per almeno cinquantamila francesi, che si sono presi la briga di andare sulla piattaforma online GoFundMe e fare un dono in suo favore.
L’obiettivo di partenza era molto più contenuto, raccogliere 50 mila euro per aiutare moglie e figlio compensando la perdita dello stipendio in attesa del processo e della sentenza. Ma ieri sera alle 19 il totale era già un milione 151 mila 160 euro, e la cifra aumenta ogni minuto.
Il promotore della raccolta è Jean Messiha, personaggio noto in Francia per la capacità mediatica e le convinzioni di estrema destra. Cristiano copto nato al Cairo, figlio di diplomatico, naturalizzato francese a vent’anni, Messiha milita a lungo per Marine Le Pen ma poi la giudica troppo morbida e alle presidenziali 2022 fa il portavoce del più intransigente Eric Zemmour.
Ieri Messiha ha esultato: «Malgrado una jihad progressista per bloccare la nostra colletta, la piattaforma GoFundMe ha deciso di mantenerla! I reparti di rianimazione si riempiranno di gauchisti senza fiato. Bravi tutti e viva la Francia!».
Nonostante le proteste, i dirigenti americani della piattaforma sostengono che la colletta rispetta le condizioni di servizio. Una eventuale condanna potrebbe rendere legalmente più complicato consegnare i soldi al poliziotto, ma il solo fatto che così tanto denaro sia stato raccolto, per molti, è un’indecenza. «C’è una taglia sulle vite dei ragazzi arabi e neri», dice l’avvocata Arié Alimi.
Nahel non aveva precedenti penali, anche se altre volte era stato sorpreso a guidare senza patente. Comportamento senz’altro pericoloso e da punire, per il quale comunque non è prevista la pena di morte. La colletta in favore della sua famiglia ha raccolto, sempre alle 19 di ieri sera, circa 250 mila euro, donati da 12 mila persone.
La morte di Nahel non giustifica certo le devastazioni di questi giorni, ovviamente, sono cose che non c’entrano nulla. Ma in risposta a queste devastazioni, oltre cinquantamila francesi preferiscono dare soldi a chi lo ha ucciso.
In tante città, da Lione a Lorient, da Angers a Chambéry, sono comparse ronde di picchiatori di estrema destra con mazze da baseball e spranghe pronti a farsi giustizia da soli al grido di On est chez nous, questa è casa nostra. In una settimana un ragazzo è morto, la vita di un poliziotto è segnata, le distruzioni materiali sono enormi, quelle morali e sociali altrettanto.