Griesi, Fsp Polizia: “Abbiamo una circolare ancora in vigore datata marzo 2020“
Sei clandestino, c’è un ordine del questore che ti espelle e dovresti andare in un Cpr per il rimpatrio? Evitarlo non è poi così difficile. Basta rifiutarsi di fare il tampone per il Covid-19: lo Stato non può costringerti, ma se non sa se sei positivo o meno non ti accetta nel Crp. Così, benché irregolare, ti lascia dove sei. Senza portare a termine l’espulsione.
È l’ultima incredibile stranezza del nostro sistema di gestione dell’immigrazione. Le (folli) regole della burocrazia imposta dal Covid sta rendendo sempre più complicata una pratica, quella dell’espulsione, che già di suo conosce non pochi ostacoli. Non tutti i Paesi accettano di riprendersi i propri cittadini. I voli costano. La scorta pure. E prima di rimpatriare un irregolare bisogna comunque attendere ricorsi, appelli e controricorsi. Adesso, però, quando l’ordine di espulsione è già in vigore e bisognerebbe solo eseguirlo, arriva la mazzata del coronavirus.
A Mantova alcuni giorni fa erano stati fermati degli irregolari che dovevano essere portati al Cpr di Milano e sono riusciti a impedirlo rifiutando di sottoporsi al tampone. “Abbiamo una circolare ancora in vigore datata marzo 2020 – spiega Pasquale Alessadro Griesi, dell’Fsp Polizia – che obbliga le forze dell’ordine ad effettuare un tampone all’ospite che deve accedere al Cpr”. In sintesi: una circolare di due anni fa, quando ci trovavamo in piena emergenza covid, lascia ancora oggi una scappatoia ai clandestini. Nessuno, men che meno il Viminale, può costringere una persona a sottoporsi a un tampone. Fatta la legge, trovato l’inganno: nonostante ormai il tampone non serva per entrare quasi da nessuna parte, i migranti possono sfruttarlo per rinviare il rimpatrio. “In circa 1 anno abbiamo avuto un centinaio di irregolari che hanno rifiutato il tampone – insiste Griesi – e così sono state munite di ordine del questore con l’obbligo di lasciare il territorio nazionale. Ma è impossibile lo abbiano fatto: continuano a circolare liberamente”.
Secondo il ministero dell’Interno, una soluzione ci sarebbe: chi si rifiuta di fare il tampone andrebbe trasferirlo in un Cpr che abbia le strutture adibite a quarantena. “In Italia ci sono 10 cpr, ma solo 1 accetta chi rifiuta il tampone – conclude però Griesi – Ma è difficile che da tutta Italia riescano a trasferire queste persone solo in questo centro”.
da Quarta Repubblica del 20 giugno 2022