La procura di Perugia indaga su una centrale di dossieraggio abusivo all’interno della Direzione nazionale antimafia. Un uomo della Guardia di Finanza è sotto inchiesta per accesso abusivo a sistema informativo.
La vicenda è partita dopo una segnalazione del ministro della Difesa Guido Crosetto. Il militare, le cui iniziali sono P. S. (lo scrive La Verità), lavorava fino a poco tempo fa nel Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Gdf insieme ad altri due colleghi.
E nel mirino ci sono le SOS. Ovvero le Segnalazioni di Operazioni Sospette che arrivano da Bankitalia alla Dna. L’indagine è seguita dal procuratore Raffaele Cantone. Di solito le SOS portano a indagini per sospetto riciclaggio. L’inchiesta è partita dopo la denuncia di Crosetto in seguito a un articolo del giornale Domani.
L’ipotesi della procura, che sarebbe sorretta da «evidenze inequivocabili», è che il maresciallo abbia interrogato il sistema informatico interno per scaricare atti riservati senza autorizzazione. Nel mirino le transazioni anomale che le banche e gli operatori finanziari hanno l’obbligo di comunicare all’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) di via Nazionale.
Che vengono trasmesse per legge alla Dna e al Nucleo Valutario della Gdf. Repubblica ricorda oggi che nel corso del 2020 finirono sui giornali le SOS che riguardavano molti politici.
Tra questi Matteo Renzi, Giuseppe Conte, Rocco Casalino. Di solito la Polizia Giudiziaria effettua gli approfondimenti sulle segnalazioni. Invece in questi casi i documenti sono finiti sui giornali prima che alle procure. A ottobre la presentazione della querela da parte di Crosetto. La pm Antonia Giammaria scopre le interrogazioni da parte del maresciallo.
La perquisizione
Il militare viene prima perquisito e poi ascoltato come testimone. Nega le irregolarità. Ma ammette che di solito le interrogazioni venivano effettuate dal suo computer in ufficio. E la pubblica ministera scopre anche che sulla stampa sono finite soltanto alcune delle centinaia di richieste al database. Il tutto risulta dai log digitali dell’ufficio dell’Antimafia.
Il quotidiano aggiunge che il finanziere ha provato a scaricare sulle modalità organizzative dell’ufficio. la cui sezione all’epoca era guidata da un magistrato esperto: l’ex procuratore di Bari, Antonio Laudati. Non convincendo però gli inquirenti. Il nuovo capo della Dna, Giovanni Melillo, cambia nel frattempo le procedure.
E mette a guida (e a guardia) di quel dipartimento tre sostituti. A quel punto il fascicolo d’indagine finisce a Perugia.
La Verità puntualizza che la denuncia Crosetto l’ha presentata dopo un articolo di Domani che parlava dei soldi ricevuti da Leonardo.
Il quotidiano di recente ha raccontato anche della compravendita di una villa a Forte dei Marmi da parte dei familiari di Daniela Santanchè e Ignazio La Russa. Anche quella notizia proveniva da una sos inviata alla procura di Milano. Il finanziere indagato è iscritto a un’associazione parasindacale che gestisce un sito e ha firmato molti articoli.
All’epoca su Crosetto Domani scrisse: «Dai documenti letti da Domani, risulta che il ministro Crosetto dal 2018 al 2021 ha percepito solo da Leonardo 1,8 milioni di euro […] è certo che nel 2018 percepisca 432.000 euro tondi tondi […] nel 2019 […] Leonardo gli ha versato “solo” 177.000 euro, ma nel 2020 la cifra schizza: con un contratto non più da dipendente a tempo determinato ma da lavoratore autonomo, incassa ben 593.000 euro. Che salgono ancora, come visto, nel 2021, a 618.000 euro».