Il Commissario all’emergenza Coronavirus Francesco Paolo Figliuolo in qualità di comandante del Covi (Comando Operativo di Vertice Interforze) è adesso attivissimo su due fronti, perché oltre alla campagna vaccinale che ormai si sta esaurendo sta seguendo la crisi Russia-Ucraina e l’impatto sull’Europa e l’Italia. Ora dice apertamente di considerare chiusa la sua esperienza come Commissario straordinario per la pandemia e la campagna vaccinale.
«Io il 31 marzo voglio comunque passare la mano perché ho un incarico importante come comandante del Covi e mi voglio dedicare a quello – ha detto il generale a «Libri Come», all’Auditorium Parco della Musica di Roma, durante la presentazione del libro scritto con Beppe Severgnini «Un italiano».
«Penso di aver fatto la mia parte, ho visto cose belle e cose meno belle ma basta così. Sono un tecnico e voglio rimanere un tecnico», ha poi aggiunto Figliuolo. La campagna vaccinale da lui guidata ha consentito all’Italia di attraversare la tempesta dell’ondata Omicron in maniera meno drammatica di quel che sarebbe potuto accadere se la popolazione vaccinata fosse stata largamente inferiore.
«Perché ho scritto questo libro? Per lasciare traccia di quello che sono», ha detto Figliuolo. «Metà del libro parla di questa incredibile avventura che mi è capitata di fare come commissario straordinario – ha aggiunto il comandante – Così, se avrò dei nipotini, magari un giorno leggeranno cosa ha fatto il nonno».
Adesso per il generale c’è un’altra crisi da seguire, la guerra in atto ai confini dell’Europa. E nel nostro Paese occorrerà prevedere nuove figure che continuino nel lavoro di monitoraggio e spinta alla vaccinazione, per tenere sotto controllo una situazione sanitaria che è sì meno preoccupante ma non è definitivamente chiusa.