Esercito Italiano , soldatessa minacciata e presa a botte da un suo superiore – Un caso di presunta violenza di genere all’interno dell’Esercito Italiano sta sollevando riflessioni sulla mancanza di norme specifiche per affrontare situazioni simili nelle caserme. La vicenda coinvolge una caporale maggiore e un suo superiore, appartenenti al stesso reparto, con un intreccio di accuse e una sentenza iniziale controversa.
Esercito Italiano, soldatessa minacciata e presa a botte – La vicenda
La soldatessa, 40 anni, dopo aver subito per settimane violenze fisiche e psicologiche dal suo compagno e superiore, ha deciso di denunciare. L’uomo, 48 anni, avrebbe isolato la donna dal suo contesto familiare e lavorativo, instaurando una relazione tossica caratterizzata da episodi di violenza fisica (schiaffi, pugni e minacce come “ti appendo al cancello di casa”). La denuncia è arrivata solo dopo un ennesimo alterco, quando la donna si è presentata in servizio con segni evidenti di maltrattamenti.
Nonostante numerose testimonianze a favore della vittima e il parere dello psichiatra, che ha evidenziato un quadro riconducibile alla sindrome di Stoccolma, il Tribunale Militare di Napoli ha assolto l’uomo, ritenendo che fosse invece la donna a perseguitare il collega per motivi di gelosia. Tra i motivi dell’assoluzione, la presunta mancanza di certificati medici “significativi”.
Appello e riforma normativa
La Procura Militare, accogliendo la richiesta della parte civile, ha impugnato la sentenza presso la Corte Militare d’Appello di Roma, sostenendo che i fatti siano stati travisati, trasformando la vittima in carnefice. La sentenza d’appello è attesa per il 27 novembre.
Nel frattempo, il caso ha acceso il dibattito sulla necessità di un codice rosso militare, che permetta di affrontare casi di violenza e stalking all’interno delle forze armate con procedure simili a quelle adottate nella giustizia civile.
L’avvocato della vittima ha annunciato che nei prossimi giorni verrà presentato un disegno di legge con il supporto di un sindacato militare e il Movimento 5 Stelle, volto a regolamentare la violenza di genere nelle caserme.
Il caso sottolinea l’urgenza di introdurre strumenti normativi per proteggere le vittime di violenza in ambito militare, garantendo procedure eque e adeguate per affrontare situazioni complesse come quella in esame.