Esercito italiano | “Carico di lavoro spropositato”, luogotenente ricorre al Tar

Esercito Italiano: in arrivo la settimana corta

Una vita passata nell’Esercito per essere poi allontanato. Il primo luogotenente Valerio Bellacicco ha lamentato con estremo rammarico un caso di mobbing presso il 235esimo Reggimento Addestramento Volontari (RAV) Piceno ‘Emidio Clementi’, una vicenda che è ora oggetto di attenzione del Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) delle Marche.

Il sottufficiale al restodelcarlino.it: “Mi sono trovato costretto ad intervenire per proteggere la mia famiglia e me stesso a seguito degli eventi accaduti. Dopo 35 anni trascorsi al servizio dell’esercito, non meritavo di essere trattato in questo modo.

Nel ’97, mi fu assegnato al Reggimento Piceno, dove ho ricoperto l’incarico di comandante di plotone e successivamente quello di maresciallo di compagnia fino al 2018. Proprio in settembre di quell’anno, ho cessato gli incarichi nelle compagnie addestrative e ho assunto il ruolo di ‘esperto ambientale’.”

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Bellacicco ha richiesto tale incarico a causa di problemi di salute che non gli permettevano più di sottostare agli impegni e agli sforzi fisici richiesti nel lavoro di una compagnia del battaglione addestrativo.

Ha continuato a lavorare in qualità di responsabile della tutela ambientale, partecipando a tutte le esercitazioni a fuoco delle tre compagnie addestrative. Inoltre, si è occupato del piano ambientale della caserma, del disciplinare per l’uso del poligono e delle aree addestrative, nonché dell’aggiornamento del documento per la gestione dei rifiuti.

Da quel momento in poi, la situazione del luogotenente inizia a deteriorarsi. “Ho segnalato al mio capo ufficio e, soprattutto, al responsabile del servizio prevenzione e protezione che avevo un carico di lavoro e ruoli incompatibili”, continua. “Essere responsabile della tutela ambientale richiedeva una formazione specifica che non possedevo. Dovevo verificare la conformità legale del trattamento dei rifiuti, ma mi trovavo a lavorare direttamente su di essi.

Per preservare la mia persona, ho rifiutato di monitorare due siti temporanei non conformi. Ho fatto presente la situazione al comandante, ma mi ha risposto che il carico di lavoro non era eccezionale. Di conseguenza, ho deciso di condurre indagini sulle mie condizioni che hanno evidenziato un netto peggioramento del mio stato fisico”.

“A fine aprile 2020 sono stato sollevato da tutte le cariche ricoperte, e nel successivo luglio ho sperimentato un malore dovuto allo stress emotivo. Dopo sette mesi di convalescenza, sono rientrato in servizio solo per essere completamente escluso dalla vita lavorativa della caserma. Sottoposto a terapia psichiatrica, pensando di ottenere l’idoneità, mi è stato concesso il congedo e dal marzo 2023 sono in pensione per invalidità”, racconta il sottufficiale.

L’avvocato Angelo Cardamone difensore del militare: “È spiacevole che questa vicenda abbia causato un decadimento nella vita del mio assistito. Abbiamo deciso di presentare ricorso al Tar e siamo in attesa della fissazione dell’udienza, che presumibilmente avverrà nel gennaio 2024”.

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