Piazze di spaccio nei quartieri di Milano (dalla Barona a Quarto Oggiaro), ma anche nel carcere di Opera. Una vera e propria macchina – gestita da due distinte “bande” – in grado di smistare gli ordini, garantire i pagamenti e la consegna dei carichi. E per loro, i presunti responsabili, sono scattate le manette all’alba di mercoledì 26 aprile.
30 persone sono state arrestate dai carabinieri del comando provinciale di Milano, dagli agenti della Polizia penitenziaria di Milano Opera e dagli uomini del Ros. Due le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Milano su richiesta della Dda: una riguarda dieci persone (otto in carcere e due donne agli arresti domiciliari) e l’altra 12 soggetti (tra cui due donne), di cui sette erano già in carcere, tre già detenuti per altra causa e due agli arresti domiciliari. Infine otto persone sono destinatarie di un decreto di fermo della Dda. Gli arrestati sono ritenuti responsabili – a vario titolo – di associazione per delinquere finalizzata al traffico (anche internazionale) di stupefacenti, riciclaggio, estorsione, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco.
Un blitz che parte da lontano. Le indagini sono iniziate nel 2019 quando gli agenti del comando di polizia penitenziaria di Opera hanno acceso i fari sulla rete di spaccio all’interno del carcere. Vere e proprie piazze che sarebbero state gestite “con il coinvolgimento di familiari dei detenuti”, si legge in una nota firmata dal Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria).
Supporto logistico ma non solo, i famigliari dei detenuti avrebbero curato anche “l’introduzione in carcere della droga e dei telefoni cellulari” e avrebbero garantito “il collegamento con esponenti di spicco di gruppi organizzati” di Rozzano, Milano (più precisamente legati ai quartieri di Barona Gratosoglio, Comasina e Quarto Oggiaro), Pavia, nel territorio della Campania, dell’Emilia Romagna, con diramazioni anche in Spagna.
Approfondendo questi risultati i i detective hanno individuato due distinti gruppi criminali. Il primo con base a Rozzano e specializzato nell’importazione, trasporto e vendita di cocaina, hashish e marijuana. Il secondo con base in zona Sempione a Milano e specializzato nel traffico di marijuana che sarebbe stata venduta prevalentemente all’interno della Barona. In questo caso le sostanze sarebbero state vendute “in due piazze di spaccio site, rispettivamente, nella zona delle case popolari e presso un centro commerciale oppure consegnato a domicilio previo ordinativo effettuato utilizzando piattaforme di messaggistica istantanea”.
Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 240 mila euro in contanti e 329 chili di sostanza stupefacente tra cocaina, hashish e marijuana. Mentre a febbraio 2020, all’aeroporto di Orio al Serio sono stati intercettati e sequestrati 53 euro nascosti nel doppio fondo di una valigia di una delle indagate che stava partendo per Malaga.