Dopo le proteste carcerarie dell’ultimo anno, riorganizzati i poteri d’intervento

Dall’inizio del mese di marzo 2020 all’interno delle carceri italiane ci sono state numerose proteste. I detenuti, sull’onda del panico da contagio pandemico, hanno messo in atto rimostranze e rivolte, con conseguenze talvolta anche gravi. La risposta da parte degli istituti penitenziari è stata organizzata sull’onda dell’emergenza, senza una pianificazione adeguata.

Il 29 gennaio 2021, il Direttore generale della pubblica sicurezza Franco Gabrielli, ha varato una circolare che stende le linee guida d’intervento per le forze dell’ordine, atte a gestire eventuali sommosse in carcere. Nella circolare si pianificano anche gli interventi di contenimento dei picchetti di solidarietà verso i carcerati al di fuori delle mura degli istituti penitenziari.

Le disposizioni coinvolgono forze dell’ordine sia interne che esterne al carcere. I piani d’intervento saranno progettati dai prefetti e attivati dai questori, che gestiranno le modalità di intervento.

Le linee guida della circolare Gabrielli prevedono un’azione progressiva: nelle situazioni meno gravi si deve agire con «mero ma visibile dispiegamento della forza pubblica, posizionata in assetto di pronto intervento nei pressi dell’intercinta, a scopo dissuasivo e preventivo».

Ma nelle situazioni più critiche sono previste incursioni delle forze di polizia esterne all’istituto “solo dopo che siano stati esperiti tutti i sistemi di contenimento e le risorse a disposizione dell’amministrazione penitenziaria». Potrebbe essere attivata l’Unità di crisi della prefettura, con il coinvolgimento delle teste di cuoio dei reparti speciali.

Un’attenzione particolare da parte del Direttore Generale della pubblica sicurezza è rivolta ai picchetti all’esterno del carcere promossi da “anarco-insurrezionalisti”. Le proteste da parte di civili potranno essere dissuase con idranti, elicotteri e reparti mobili, chiudendo le strade attigue per garantire la sicurezza della cittadinanza.

In seguito alla diffusione della circolare, resa nota da “Repubblica”, sono iniziate polemiche da parte di vari poli d’interesse.

La riforma penitenziaria del 1975 prevede che la polizia all’interno del carcere non possa portare armi, previa autorizzazione del Direttore del carcere. I poteri speciali conferiti ai questori dalla circolare Gabrielli  mettono in discussione questa prerogativa del dirigente carcerario.

Anche i vertici della Cisl-Funzione pubblica si sono mostrati preoccupati dalla circolare, ed hanno interpretato l’ingresso di carabinieri, polizia e finanzieri all’interno del carcere come “una sconfitta”.

Lasciare una buona dose di discrezionalità di intervento nelle mani di una sola persona o di una sola istituzione può in alcuni casi essere pericoloso. Lo dice la legge.

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