Diffamò un Comandante della Stazione dei Carabinieri: per questo motivo è definitiva la condanna al pagamento di una multa di 900 euro.
La Corte di Cassazione, quinta Sezione penale, ha pubblicato in questi giorni le motivazioni. Per i giudici, dunque, l’uomo offese la reputazione del sottoufficiale dell’Arma con un post scritto e pubblicato nel 2013 sul profilo Facebook, nel quale avrebbe fatto allusione al cognome del militare.
Il ricorso in Cassazione era incentrato su due motivi di censura verso la sentenza emessa lo scorso anno dalla Corte d’Appello di Salerno.
Con il primo motivo si riteneva che la Corte d’Appello aveva “sbagliato nel ritenere che la frase ironica pronunciata dall’imputato integrasse il delitto di diffamazione, laddove lo stesso non ha mai definito la persona offesa ‘mafiosa’ ma si è limitato, invece, a giocare con le parole”.
Inoltre la Corte ha mancato di “assolvere il ricorrente alla luce della particolare tenuità del fatto compiuto, necessariamente da collocare nel più ampio e doloroso contesto della morte del fratello”.
Per la Cassazione il ricorso è inammissibile ed infondato: “l’aver utilizzato il cognome per ironizzare sulla agevole sovrapponibilità al termine mafia rende palese l’intenzione di esporre allo scherno, nonché al ludibrio pubblico il sottoufficiale”.