L’Assemblea del Senato con 139 sì, 13 no e 69 astenuti, ha approvato il ddl sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare. Il provvedimento già approvato dalla Camera deve tornarci perché sono state apportate alcune modifiche.
In arrivo i sindacati per i militari. Senza, però, diritto di sciopero. Ieri, l’aula del Senato ha approvato il disegno di legge 1893 recante «norme sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle forze armate e delle forze di polizia a ordinamento militare». Il testo è stato approvato con modifiche in seconda lettura, dopo il sì alla Camera dei deputati che era arrivato il 22 luglio 2020, in piena epoca governo Conte 2. Il ddl, quindi, torna ora a Montecitorio.
La principale motivazione alla base del nuovo articolato è una sentenza della Corte costituzionale, precisamente la n. 120 del 13 giugno 2018, con cui è stata dichiarata la parziale illegittimità costituzionale dell’articolo 1475, comma 2, del codice dell’ordinamento militare (di cui al dlgs 66/2010) nella parte in cui stabilisce che «I militari non possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali». Secondo la sentenza, invece, la disposizione doveva essere «I militari possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale alle condizioni e con i limiti fissati dalla legge; non possono aderire ad altre associazioni sindacali».
Il ddl va quindi a definire le norme che guideranno queste sigle sindacali. Innanzitutto, viene sancita la facoltà di poter costituire le associazioni e di poterci aderire. Vengono poi definite le regole per gli statuti, che dovranno ispirarsi ai principi di democraticità e di elettività delle relative cariche. Si prevedono anche la neutralità, l’estraneità alle competizioni politiche e ai partiti e movimenti politici, l’assenza di finalità contrarie ai doveri derivanti dal giuramento prestato dai militari, l’assenza di scopo di lucro e il rispetto di tutti gli altri requisiti previsti dall’articolato. Rispetto al testo approvato dalla Camera, la commissione difesa ha introdotto alcuni nuovi principi: il rafforzamento della partecipazione femminile alle cariche direttive, la trasparenza del sistema di finanziamento e la non interferenza dell’attività delle associazioni rispetto allo svolgimento dei compiti operativi e alla direzione dei servizi. Le associazioni dovranno depositare il loro statuto presso il ministero della difesa, il dicastero guidato da Lorenzo Guerini. Per la guardia di finanza, invece, la competenza sarà del Mef. L’articolo 4 elenca le limitazioni in capo alle associazioni; tra queste, il divieto di proclamare lo sciopero o di partecipare a scioperi organizzati da altri, così come quello di promuovere manifestazioni pubbliche in uniforme o con armi di servizio.
Il ddl, come detto, parte dalla sentenza della Cassazione del giugno 2018, andando a regolamentare una realtà, quella delle associazioni sindacali in campo militare, già attiva e presente in Italia. Proprio a seguito della sentenza del 2018, infatti, sono iniziate a sorgere una serie di sigle riportate sul sito del ministero della difesa: la prima in ordine di tempo è il Sim, Sindacato italiano dei militari carabinieri, il cui decreto attuativo è datato 10 gennaio 2019. L’ultima riportata nel sito, invece, è la Amus Ei, Associazione dei militari uniti in sindacato – Esercito.