Nel corso del 2021 il ministro della Difesa del governo Draghi, Lorenzo Guerini, ha sottoposto all’approvazione del Parlamento un numero senza precedenti di programmi di riarmo: diciotto in tutto, di cui ben tredici di nuovo avvio, per un valore già approvato di oltre 11 miliardi di euro e un onere complessivo previsto di oltre 23 miliardi.
Dando il via libera a questi programmi, quasi tutti trasmessi alle Camere a tambur battente nell’arco di otto settimane tra fine settembre e metà novembre (due trasmessi ad agosto), le Commissioni parlamentari competenti (Bilancio e Difesa) hanno autorizzato (o lo faranno entro fine anno) spese per quasi 300 milioni nel 2021 e oltre 400 milioni nel 2022. I pareri favorevoli sono stati espressi sempre all’unanimità.
La parte del leone la fa l’Aeronautica Militare con programmi per oltre 6 miliardi e mezzo di euro complessivi: dall’avvio della fase di ricerca e sviluppo del nuovo caccia di sesta generazione Tempest (2 miliardi dei 6 previsti) ai nuovi eurodroni classe MALE, dai nuovi aerei da guerra elettronica Gulfstream alle nuove aerocisterne per il rifornimento in volo KC-46, dal nuovo sistema di difesa aerea NATO al nuovo centro radar spaziale di Poggio Renatico.
Una grossa fetta della torta, circa 2,4 miliardi di euro, è quella dei programmi interforze: i droni kamikaze per le forze speciali e soprattutto le nuove batterie missilistiche antiaeree basate sui missili Aster: il programma più caro, da oltre 2,3 miliardi di euro.
I restanti programmi fanno capo a Marina Militare ed Esercito, con stanziamenti di circa un miliardo ad Arma. Per la prima ci sono le nuove navi ausiliarie e da supporto logistico, i nuovi radar missilistici per le fregate Orizzonte e la nuova rete di radar costieri.
Per l’Esercito ci sono i nuovi blindati Lince 2, i novi elicotteri AW-169, il nuovo posto di comando per le missioni. Stessi elicotteri e blindati, oltre a camionette e autocarri, anche per i Carabinieri, in coda con due programmi da poco più di 300 milioni di euro.