Difesa, i droni italiani da ricognizione diventano velivoli armati come quelli Usa

aeronautica militare Drone
[sc name=”facebook” ][/sc]

Il ministero della Difesa ha dato l’ok per armare i droni classe Male Reaper in dotazione all’Aeronautica militare. Per la prima volta, i velivoli a pilotaggio remoto italiani saranno predisposti per poter essere impiegati anche in azioni offensive e non solo come strumenti di ricognizione.

I Reaper sono stati i primi velivoli a guida remota a essere dotati di missili e a essere stati impiegati dagli Stati Uniti durante la “guerra al terrore”, iniziata nel 2001 con l’invasione dell’Afghanistan. Questi droni, dal costo di 30 milioni di dollari l’uno, sono lunghi 36 metri, con un’apertura alare di 21, possono raggiungere i 450 chilometri orari di velocità e volare autonomamente per 2.000 chilometri, in missioni di ricognizione, e per 1.200 se equipaggiati di armi. Possono operare fino ai 15mila metri di quota e ovviamente sono dotati di sensori che permettono l’utilizzo notturno e in condizioni meteorologiche avverse.

I Reaper sono stati a lungo impiegati in diversi scenari internazionali, per la loro caratteristica di poter attaccare l’avversario senza mettere in pericolo i propri soldati.

L’uso di questi apparecchi è stato a lungo criticato, sia a causa dell’altissimo numero di vittime collaterali causate dal loro impiego, sia per il dilemma etico di entrare in guerra senza alcun rischio, mettendo di fatto l’avversario in una condizione di totale impotenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!