Difesa, 160mila militari rischiano di non bastare. L’idea di 10mila riservisti per affrontare le emergenze

Concorso 55 VFP 4 Forze speciali esercito

La revisione dello strumento militare ha stoppato il taglio a 150mila deciso da Monti nel 2012. L’idea della riserva di 10mila per affrontare le emergenze

La recente revisione dello strumento militare, ora legge, ha stabilito un modello professionale di 160.000 unità, rispetto alle 150.000 previste entro l’anno in corso.

Tuttavia, secondo il Capo di stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ciò è ancora insufficiente.

Difesa: nuovo strumento militare a 160mila unità

Durante un’audizione informale presso le commissioni Difesa e Esteri di Camera e Senato il 26 marzo, ha chiaramente espresso che “Siamo assolutamente sottodimensionati: 150.000 è improponibile, 160.000, che è l’attuale approvazione, è ancora insufficiente, e con 170.000 siamo al limite della sopravvivenza.”

Ha inoltre evidenziato i turni massacranti nell’esercito e l’evoluzione delle minacce, sottolineando la necessità di una difesa europea più robusta. Per comprendere le richieste avanzate da Cavo Dragone, è utile esaminare il contesto legislativo.

La legge 244/2012, conosciuta come legge Di Paola dal nome del ministro Giampaolo Di Paola, prevedeva una riduzione della dotazione organica complessiva delle Forze armate da 190.000 a 150.000 entro il 2024, con distribuzioni specifiche tra Esercito, Marina e Aeronautica.

Questo processo mirava a creare un’organizzazione militare più snella, ma altamente efficiente e integrata nell’ambito europeo e della NATO. Tuttavia, ciò comportava tagli di spesa e reclutamenti. Il traguardo del 2022 si è dimostrato irraggiungibile.

Il piano triennale della Difesa

Il piano triennale della Difesa per il periodo 2021-2023 ha evidenziato che, sebbene gli organici militari fossero diminuiti, ciò non era sufficiente: nel 2017 c’erano 172.657 unità, nel 2018 scese a 171.079, nel 2019 a 169.855, nel 2020 e nel 2021 rispettivamente a 169.360 e 169.086, con stime di ulteriori riduzioni a 166.484 e 165.529 nel 2022 e nel 2023.

Sul fronte finanziario, la Corte dei conti ha notato nel 2020 che le spese per il personale rappresentavano ancora il 65,7% (anche se in calo rispetto al 74,4% del 2019), mentre la voce di spesa per l’”esercizio” era aumentata solo al 17,6% e gli investimenti al 16,7%.

La Corte ha giudicato questo squilibrio incoerente con la necessità di riformare le forze armate come previsto dalla legge n. 244/2012.

Pertanto, con l’approvazione della legge 119 nel 2022, alla fine della XVIII legislatura, l’obiettivo di ridurre i militari a 150.000 è stato di fatto abbandonato.

Invece, si è stabilito di aumentare il numero a 160.000 a partire dal 1° gennaio 2034, delegando al Governo la revisione della struttura militare, in particolare per aumentare le unità con una “alta specializzazione”, come medici, personale sanitario, tecnici, ingegneri, logisti, informatici e commissari, che sono stati per lo più reclutati durante la pandemia.

Difesa e riservisti

Il ministro della Difesa ha evidenziato la fragilità complessiva delle forze armate. Un esperto ha illustrato la situazione con un esempio: “Nel 1980, durante il terremoto in Irpinia, furono mobilitati immediatamente 19.000 militari.

Oggi, di fronte a un’emer-genza simile, non saremmo in grado di replicare lo stesso intervento.” Da mesi, Crosetto sollecita l’adozione di un sistema di riservisti, simile a quello in vigore in Svizzera, per affrontare attacchi o emergenze in supporto alle forze armate regolari.

La creazione di una riserva ausiliaria dello Stato, composta da non più di 10.000 unità di personale volontario, divisa in nuclei operativi a livello regionale e sotto l’autorità delle autorità militari designate dal ministro della Difesa, era già prevista nella legge del 2022.

Tuttavia, i tempi per attuare questa disposizione sono stati estesi di ulteriori 24 mesi, fino al 2026, dalla legge 201 del 28 novembre 2023. I decreti legislativi necessari dovranno essere presentati dal presidente del Consiglio e dal ministro della Difesa, e dovranno essere approvati dalla Conferenza unificata, dal Consiglio di Stato e dal Parlamento. Questa sembra essere la prossima iniziativa dell’Esecutivo.

Si è inoltre prevista la creazione di una riserva ausiliaria dello Stato, la riforma della sanità militare e la possibilità di apportare modifiche flessibili alle dotazioni delle singole forze armate.

Il decreto legislativo 185 del 23 novembre 2023, redatto dal ministro della Difesa Guido Crosetto del Governo Meloni e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 290 del 13 dicembre 2023, ha ridefinito il modello professionale delle Forze armate portandolo a 160.000 unità a partire dal 1° gennaio 2034.

Le 10.000 unità aggiuntive sono state distribuite con 3.700 nell’Esercito, 3.250 nella Marina militare e 3.050 nell’Aeronautica militare, con un aumento proporzionale di ufficiali, sottufficiali, graduati e militari di truppa. Questa distribuzione porta il totale a 93.100 militari nell’Esercito, 30.050 nella Marina e 36.850 nell’Aeronautica.

Per colmare la carenza di competenze specializzate, è stata introdotta la possibilità di reclutare ufficiali in servizio permanente con il grado di capitano e ufficiali in ferma prefissata quadriennale per la difesa delle infrastrutture spaziali e dello spazio cibernetico.

Nonostante l’incremento, i numeri del nuovo strumento sono simili alla situazione attuale, con circa 160.000 unità contate a dicembre 2023: 93.800 nell’Esercito, circa 28.000 in Marina e 38.000 nell’Aeronautica.

Età media nelle Forze Armate

Tuttavia, preoccupano gli osservatori l’età media in aumento, specialmente tra i marescialli, con 52,9 anni nell’Aeronautica, circa 49,21 anni nell’Esercito e circa 50 anni in Marina. Gli ufficiali hanno un’età media di 46 anni nell’Aeronautica ed Esercito e 45 anni nella Marina, mentre per i graduati è di 41 anni per Marina ed Esercito e 38 anni per l’Aeronautica.

Aumentare ulteriormente le forze armate richiederebbe modifiche normative e maggiori risorse finanziarie, ma la disponibilità di fondi è limitata.


Avvocato Militare Studio Parente

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