Ha dato fuoco alla cella e non era neppure la prima volta: domenica 16 luglio, nel carcere di Marassi, un detenuto di origini egiziane ha incendiato materasso e lenzuola. La polizia penitenziaria, intervenendo subito con l’idrante, ha estratto vivo l’uomo dalla camera non senza difficoltà.
La polizia penitenziaria lo ha estratto vivo a fatica dalle fiamme
L’uomo, a Marassi da circa un mese, proveniva dal carcere di Torino dove aveva terminato l’osservazione psichiatrica. Già l’11 maggio si era reso protagonista della devastazione di un’aula nel tribunale del capoluogo piemontese, dopo la lettura della sentenza.
Solo il taser della polizia di Stato era riuscito a contenere la sua furia. Giunto a Marassi, in prima sezione, aveva di nuovo dato fuoco alla cella, disintegrandola e radendola al suolo. Ieri si trovava invece in sesta sezione, reparto ex art 32 “detenuti violenti”.
“Il ministro della Giustizia Carlo Nordio si svegli dal proprio torpore in tema di politiche penitenziarie – attacca il segretario regionale della Uil Pa Fabio Pagani – e al di là delle dichiarazioni porti in Consiglio dei Ministri un decreto carceri che, prendendo atto dell’emergenza strisciante, possa metterle in sicurezza con procedure urgenti, anche attraverso assunzioni straordinarie proporzionate al fabbisogno di oltre 18 mila unità mancanti nella polizia penitenziaria. Anche il capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, batta un colpo”.
In carcere, denuncia Pagani, affiora la stanchezza e la demotivazione della penitenziaria: “Marassi – conclude Pagani – conta 700 detenuti su una capienza di 500, senza strumenti, senza personale e sempre più abbandonata al proprio destino”.