Approvato dal Consiglio dei ministri, tenutosi a Palazzo Chigi e appena terminato, il decreto con le nuove regole per le Ong e i soccorsi in mare. Luce verde anche per il decreto legge recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori e la semplificazione procedimentale in materia di immigrazione. Via libera anche al decreto legge con misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale.
Sono almeno tre gli assi su cui ha lavorato il governo e che hanno portato quindi a più decreti sicurezza. Oltre a un nuovo codice per le Ong che effettuano salvataggi nel Mediterraneo, si è dato l’ok anche a misure di prevenzione più stringenti contro la violenza di genere e per il contrasto alle baby gang.
Dopo la riunione operativa di ieri tra gli uffici legislativi dei ministeri dell’Interno, Giustizia, Lavoro, Infrastrutture, Esteri e di Palazzo Chigi, il Consiglio dei ministri di oggi ha esaminato in prima battuta la parte sull’immigrazione. Alla festa per il decennale di Fratelli d’Italia, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, aveva annunciato un “codice di condotta” per le Ong con “sanzioni più efficaci rispetto a quelle vigenti, che sono state depotenziate dal legislatore al punto che basta la visita di un medico a bordo per annullare l’azione del Governo”.
L’ipotesi su cui ha lavorato il Viminale è che le organizzazioni umanitarie possano compiere un unico salvataggio, informando immediatamente le autorità e chiedendo l’approdo in un porto sicuro. Per rendere effettiva questa disposizione, sarebbero anche vietati i trasbordi tra un’imbarcazione e l’altra. Ai migranti a bordo dovrà poi essere chiesto se intendano presentare domanda di protezione internazionale, affinché sia il Paese di bandiera della nave a farsene carico. A fronte di queste disposizioni stringenti, sono anche previste sanzioni e sequestri amministrativi.
E, proprio a proposito di sanzioni, si prospettano multe fino a 50 mila euro e il fermo amministrativo della nave per due mesi fino alla confisca. In caso di violazione delle prescrizioni previste nella bozza del dl sulle ong, saranno queste le sanzioni che si applicheranno al comandante della nave e, in solido, all’armatore e al proprietario.
Le norme sull’ex Ilva
Nell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri compariva anche un’informativa del ministro delle imprese e del Made in Italy sull’accordo di rafforzamento patrimoniale produttivo di Acciaierie d’Italia e un decreto legge su misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale. Il Consiglio dei ministri ha infatti esaminato e approvato il decreto legge presentato dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy e dal Ministero della Giustizia, composto da 10 articoli. Il decreto, si legge in una nota del dicastero di via Veneto, prevede per l’ex Ilva che i 680 milioni, già stanziati, possano essere utilizzati fin d’ora quale finanziamento soci convertibile in futuro aumento di capitale. Il dl prevede inoltre modifiche alla normativa per l’attivazione delle procedure per l’amministrazione straordinaria in caso di insolvenza della società.
Il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso ha illustrato al Consiglio dei ministri un nuovo accordo tra gli azionisti di Acciaierie d’Italia, Arcelor Mittal e Invitalia (spiega una nota del ministero) che prevede l’impegno dei soci per il rilancio del sito produttivo e conseguenti garanzie occupazionali, fissando dei target di produzione superiori a quelli conseguiti da ADI nell’ultimo biennio. Si chiede poi la riconversione industriale per un impianto green e il risanamento ambientale, con il completamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale nei tempi previsti.
Previsti poi investimenti legati allo sviluppo industriale e al Polo di Taranto, come l’attivazione dei campi eolici floating, iniziative di economia circolare tramite il recupero dei sottoprodotti (cementificio), l’attivazione di impianti di desalinizzazione tramite il recupero delle acque dolci dei fiumi Tara e Sinni, lo sviluppo del porto tramite impianto di degassificazione FSRU galleggiante. Alle risorse per l’ex Ilva, precisa la nota, si sommano il miliardo stanziato dal dl Aiuti bis e le risorse previste per il DRI e il Just transition fund.
Il decreto approvato dal Cdm prevede ulteriori norme tese a scoraggiare comportamenti dilatori nelle procedure di amministrazione straordinaria, legando i compensi dei commissari straordinari ai risultati e alla durata della procedura stessa e ponendo un tetto massimo ai compensi degli amministratori giudiziari. Il dl – conclude il ministero – contiene anche norme processuali penali per assicurare la continuità produttiva delle imprese di interesse strategico nazionale, intervenendo sulla disciplina dei sequestri e su quella in materia di responsabilità penale per tutti gli stabilimenti di interesse nazionale.
I sindacati non ci stanno e proclamano uno sciopero dalle 23 del 10 gennaio alle 7 del 12 gennaio. L’iniziativa è di Fiom Cgil, Uilm e Usb appresi i contenuti del decreto.
Per le tre sigle, “nonostante il mondo del lavoro e delle istituzioni, all’unisono, abbiano inviato al governo un messaggio forte e chiaro, ovvero di non erogare nessun ulteriore prestito pubblico in qualunque forma ad ArcelorMittal, socio totalmente inaffidabile ed inadempiente, il Cdm di stasera ha approvato il decreto confermando la volontà di erogare i 680 milioni, già stanziati, in modalità finanziamento soci, ripristinando vergognosamente perfino lo scudo penale ai gestori del sito”.
“In altre parole – tuonano Fiom, Uilm e Usb – il governo Meloni si disinteressa completamente delle richieste di un intero territorio, dei lavoratori, dei cittadini, cedendo ai ricatti di un operatore privato che si permette quotidianamente di prendersi gioco delle piaghe della nostra comunità, compiendo solo sgradevoli bluff e azioni incostituzionali, garantendogli, come se non bastasse, anche l’esimente penale per i propri comportamenti illeciti”.
Le misure sulla violenza contro le donne e per contrastare le baby gang
Il pacchetto sulla violenza di genere andrà a integrare il Codice Rosso, le ipotesi al vaglio riprendono in parte il pacchetto messo a punto lo scorso anno dalle ministre Marta Cartabia e Luciana Lamorgese. La fine della legislatura ha interrotto il cammino di quel disegno di legge, che prevedeva tra le altre cose l’arresto obbligatorio in alcuni casi anche senza la flagranza, il carcere per chi manomette il braccialetto elettronico, l’ampliamento dello strumento dell’ammonimento del questore per gli stalker.
Tra le ipotesi allo studio anche il daspo per i minorenni, per arginare le incursioni delle baby gang: il provvedimento impedirebbe di frequentare alcune aree, locali pubblici e zone della movida. Dal momento che una componente frequente sono chat e social, che servono per organizzare il branco e anche come palcoscenico – come emerge da una recente ricerca del centro Transcrime dell’Università Cattolica, del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e quello per la Giustizia Minorile – si valuta anche il divieto di utilizzo del cellulare.