Nella sezione Avvocato Militare InfoDivise affrontiamo un tema riguardante una notizia cha che sta rimbalzando sulle testate giornalistiche in queste ore.
La vicenda
Lo scorso sabato pomeriggio, 27 gennaio, durante le celebrazioni del Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell’Olocausto, a Milano in via Padova si è tenuta una manifestazione pro Palestina, non autorizzata, con circa mille partecipanti. In prima fila c’era Franca Caffa, attivista di 93 anni. Il corteo è stato bloccato da un cordone di carabinieri in assetto antisommossa.
L’affermazione del carabiniere
Durante l’evento, Franca Caffa ha chiesto a un militare: “Il presidente Mattarella cosa ha detto?” riferendosi alle parole pronunciate dal presidente della Repubblica nel suo discorso contro lo Stato razzista. Il militare ha risposto: “Con tutto il rispetto signora, Mattarella non è il mio presidente. Io non l’ho votato, non l’ho scelto io, non lo riconosco“. A seguito di questa affermazione, l’Arma ha comunicato il trasferimento del militare e l’invio degli atti alla Procura e all’autorità giudiziaria militare.
Cosa rischia il carabiniere
Il Procuratore Generale militare presso la Corte Suprema di Cassazione, Maurizio Block, ha spiegato che il comportamento del carabiniere è considerato grave in quanto si pone tra la libertà di manifestazione del pensiero e i doveri derivanti dallo status di militare.
L’ipotesi del reato è l’articolo 79 del Codice penale militare di pace, che punisce l’offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica con la reclusione da cinque a 15 anni.
Il confine tra l’esercizio del diritto di manifestare il proprio pensiero e il reato di offesa all’onore del presidente della Repubblica è determinato dal dovere militare di tenere fede al giuramento prestato, soprattutto quando il carabiniere è in servizio di ordine pubblico.
Il comportamento rischia di danneggiare l’immagine delle istituzioni e può portare a conseguenze disciplinari, come sanzioni da parte del comandante del Corpo, con la possibilità anche di perdita del posto di lavoro. Il procedimento disciplinare rimane sospeso fino all’esito del procedimento penale.