107 aspiranti ispettrici di Polizia penitenziaria hanno ricevuto l’esito di un concorso uscito nel 2021, il quale prevedeva 411 posizioni per allievi vice ispettori ma imponeva un vincolo di genere: 378 posti per uomini e 33 per donne. Non solo le candidate hanno avuto una rappresentanza inferiore, ma è emerso che ai candidati maschi erano richiesti 13 punti per vincere, mentre alle candidate femminili ne servivano almeno 17.
Il concorso includeva tre prove: un quiz giuridico, un tema e un esame orale su sette materie, tra cui diritto penale, processuale penale, penitenziario, ordinamento dell’amministrazione penitenziaria, costituzionale, amministrativo e diritto civile. In caso di punteggi uguali, i titoli avrebbero prevalso.
Tuttavia, la competizione non era equa, dato che solo l’8% dei vincitori poteva essere donna, affermano a ilfattoquotidiano.it Michele Di Sciacca, segretario generale aggiunto del Sindacato nazionale autonomo di Polizia penitenziaria (Sinappe) e Desirée Moltisanti, segretaria provinciale di Milano.
Di fronte a tale disparità di trattamento, 44 aspiranti ispettrici, escluse con punteggi uguali o superiori a quelli dei colleghi maschi vincitori, hanno annunciato l’intenzione di presentare ricorso al Tar. Il Consiglio di Stato, in un parere dell’8 novembre 2023, ha già espresso favore per l’eliminazione della distinzione tra i sessi nel ruolo di ispettore della Penitenziaria, richiamando l’esigenza di garantire la parità di genere e non discriminazione nell’accesso al lavoro.
Attualmente, la suddivisione prevista dal concorso del 2021 è in linea con le leggi attuali, ma il Sindacato sostiene che è necessaria una modifica del regolamento per eliminare tale discriminazione di genere nella Polizia penitenziaria.