Un uomo che non aveva mai infastidito nessuno, una presenza abituale nelle vie del centro di Civitanova Marche e di altre città della zona: così viene descritto Alika Ogorchukwu, l’uomo di nazionalità nigeriana massacrato di botte e ucciso oggi in corso Umberto, nel centro della cittadina marchigiana.
Alika aveva 39 anni, era sposato ed era padre di un bambino: la moglie si trovava nelle vicinanze al momento del delitto ed è arrivata in corso Umberto quando i soccorritori stavano ancora cercando di rianimare il marito. Tutta la famiglia abitava a San Severino Marche, sempre in provincia di Macerata.
L’uomo camminava aiutandosi con una stampella a causa dei postumi di un incidente stradale. Lavorava come ambulante, occasionalmente chiedeva un piccolo aiuto economico ai passanti; si spostava nei comuni della zona, in base ai giorni di mercato. Risiedeva regolarmente in Italia e secondo quanto emerso fino a oggi non aveva precedenti.
«Non aveva precedenti con la giustizia, era una persona tranquilla – ha riferito ai giornalisti l’avvocato Antonio Mantella, che aveva assistito l’immigrato nella causa successiva all’incidente stradale -. Per come lo conosco, non credo che possa aver provocato una reazione come quella che lo ha ucciso. Sono sicuro che le indagini sapranno valutare la condotta dell’aggressore, che per quanto mi riguarda è censurabile a prescindere, soprattutto a Civitanova, che si è sempre mostrata città aperta e tollerante».
L’immigrato nigeriano è stato brutalmente picchiato anche con la stampella da un italiano di 32 anni originario della Campania che subito dopo l’aggressione è scappato. La polizia l’ha comunque fermato nel giro di pochi minuti. Secondo quanto emerso nelle prime ore dopo l’omicidio, a scatenare la furia dell’aggressore sarebbe stato un complimento rivolto da Alika alla fidanzata dell’omicida.
Corriere.it