«Ciao Fabrizio, sei stato un grande amico», sono state le parole che il piccolo Enea, di otto anni ha rivolto dall’altare all’amico poliziotto il giorno del suo funerale. Ha voluto salutare così il suo eroe, scomparso il giorno prima dell’Assunta, nell’ultimo viaggio assieme. Un pensiero semplice ma profondo com’era la loro amicizia, nata per caso.
A volte esistono legami che non conoscono tempo, come il loro. Nella chiesa di San Bartolomeo Apostolo a Ballò di Mirano, nel Veneziano, centinaia di persone, strette attorno alla compagna di Fabrizio Berton, Laura e a tutti i familiari, hanno ascoltato il pensiero del bambino che è andato dritto al cuore, tra la commozione e le lacrime. Tante le autorità militari e civili, presenti per omaggiarlo.
La Lamborghini e l’amicizia
A farli incontrare era stata la leucemia. Il poliziotto, oltre a essere conosciuto per essere stato l’autista dei questori, era il presidente dell’associazione «Un cuore da cavaliere».
Una realtà che opera in tutta Italia, impegnata su più fronti, dai progetti didattici per le scuole alla valorizzazione della persona e della famiglia come nucleo fondamentale della società.
Il sogno di Enea, erano le Lamborghini e il piccolo guerriero di San Giorgio in Bosco nel Padovano, che stava combattendo con tutte le sue forze contro la leucemia, non sapeva che si sarebbe realizzato grazie a Fabrizio.
Quel poliziotto dall’animo gentile si era presentato all’uscita dell’ospedale con il bolide dei suoi sogni, la Lamborghini della Stradale. Una gioia immensa per il bambino, tornare a casa dopo il trapianto di midollo (donato dalla mamma Cristina) a bordo di quell’auto. È nata così la loro amicizia, ma il destino dà e prende.
La malattia per due
Pochi mesi dopo, è arrivata a Fabrizio una notizia: ha la leucemia. Inizia questa nuova battaglia, poi il tragico epilogo. L’uomo faceva parte anche della Protezione civile e per questo motivo, due anni fa, Mattarella lo insignì dell’onorificenza di Cavaliere. Fu tra i primi ad arrivare tra le macerie di Amatrice e nelle zone colpite dalla tempesta Vaia.
«Era un grande uomo – conclude Nicola Pettenuzzo, sindaco di San Giorgio in Bosco – dedito ai bambini, che in poco tempo era riuscito a conquistare la stima di Enea.
Il piccolo sta continuando la sua battaglia, per potere tornare a fare la vita che spetta a tutti i bambini, circondato dall’amore e dall’affetto oltre che della famiglia, anche di altri poliziotti, perché Fabrizio era di sprone per tutti, e uomini così dovrebbero vivere in eterno».
fonte:corrieredelveneto.corriere.it