Una rissa, poi un calcio sferrato «fuori servizio», che è costato a un ragazzo un trauma cranico e trenta giorni di ospedale; una «misteriosa» deviazione dell’ambulanza, in direzione della caserma, sulla strada per l’ospedale, una serie di minacce, nemmeno tanto velate e, infine, un verbale «contraffatto» nel tentativo di dimostrare che fosse tutto regolare. Con queste accuse sono finiti nei guai sei carabinieri della stazione di Enego (con accuse di lesioni e falso in atto pubblico) chiamati a presentarsi in tribunale, per l’udienza preliminare, a gennaio.
La ricostruzione
Per raccontare la storia occorre tornare all’estate del 2019, in una serata particolarmente affollata, in tempi «prepandemici» sull’Altopiano. È il 21 luglio, è da poco passata mezzanotte. Tre giovani si stanno rilassando dopo un torneo di calcetto: sono seduti su una panchina, chiacchierano, fumano. Uno di loro passa una sigaretta, rollata a mano, a un altro. Ed è in quel momento che qualcuno, con una manata, gliela fa cadere.
È un uomo che sta camminando per le vie del centro assieme ad altre due persone. I ragazzi reagiscono, nasce un diverbio, volano parole di troppo e si passa anche alle vie di fatto. Uno dei ragazzi, un ventisettenne kosovaro, viene alle mani con la persona che ha fatto cadere a terra la sigaretta. Sopraffatto, finisce a terra; un altro uomo del terzetto lo colpisce con un calcio diretta alla nuca.
In caserma
Una «rissa di strada», come molte altre ne registra la cronaca? Non esattamente, perché i tre «a passeggio» sono carabinieri, benché vestiti in borghese e ufficialmente liberi dal servizio, di ritorno da una serata trascorsa in una birreria. La compagnia di amici chiama il 118 ma è in arrivo un’altra sorpresa.
L’ambulanza, infatti, anziché dirigersi verso il pronto soccorso dell’ospedale civile di Asiago, «devia» verso la caserma di Enego, dove si trovano i tre militari, che nel frattempo avevano chiamato i soccorsi per uno dei carabinieri coinvolti nella rissa. I due compagni di calcetto la seguono. Arrivati davanti alla caserma, uno di loro se ne va spaventato («Mi sono sentito minacciato», riferirà in seguito).
L’altro amico viene «accompagnato» dentro la caserma dove — spiegherà in una successiva denuncia — sarebbe stato sottoposto a una serie di intimidazioni: ne uscirà, sempre secondo la querela, con una lesione alla gamba. E qui la storia potrebbe finire. Anche perché, per settimane, i ragazzi dietro consiglio anche di alcuni legali, «lasciano perdere». Lo faranno, invece, i carabinieri, con una loro versione dei fatti, a fine agosto.
La denuncia
Solo a ottobre dello stesso anno, su consiglio di un nuovo avvocato, i giovani troveranno il coraggio di presentarsi in procura. Il caso finisce sul tavolo del PM. Dopo un anno, la svolta nelle indagini: a prenderle in mano, sempre l’Arma dei carabinieri, messa nella difficile condizione di indagare su alcuni colleghi. E non vengono fatti sconti: per i due carabinieri che avrebbero aggredito il giovane di origine kosovare le accuse sono di lesioni, così come per un terzo che – assieme a uno dei colleghi in libera uscita – avrebbe colpito l’amico del ragazzo in caserma.
Inoltre, il militare che avrebbe «fatto cadere la sigaretta», scambiandola forse per uno spinello, è accusato con altri tre colleghi di aver falsificato il verbale relativo alla serata, privo, peraltro, del visto del comandante. Lo scopo: omettere alcuni dettagli che avrebbero potuto aggravare la loro posizione.
Il patteggiamento
Uno dei carabinieri accusati di falso ha già patteggiato nei giorni scorsi, così come il ragazzo di origine kosovara, anche lui accusato di lesioni per le ferite inferte al carabiniere con cui è venuto alle mani. Tutti gli altri compariranno in giudizio, per l’udienza preliminare, il 21 gennaio.