I tre colpi esplosi verso Luigi Caiafa, minorenne che non aveva risposto all’“alt polizia” durante una rapina, furono un “legittimo uso delle armi”: per questo motivo la Procura ha chiesto l’archiviazione per l’ispettore di polizia indagato per la morte del giovane rapinatore, che fu ucciso all’angolo tra via Duomo e via Marina a Napoli lo scorso ottobre.
Decisiva per le indagini è stata la testimonianza dei soggetti presenti sul posto e delle vittime della rapina, compiuta da Caiafa insieme al complice, figlio di un capo ultras del Napoli, arrestato con l’accusa di rapina, resistenza, ricettazione (lo scooter sul quale si trovavano è risultato rubato) e porto d’armi (il giovane era in possesso di un coltello con lama di 7 centimetri).
I due, in sella ad uno scooter e armati, presero di mira alcuni ragazzi in una Mercedes. Secondo la ricostruzione dei periti del pm, tutto avvenne in meno di due secondi: tre colpi esplosi in rapidissima successione. Due di questi raggiunsero Caiafa: uno allo zigomo, fuoriuscendo dal collo, mentre un altro sarebbe entrato dal dorso, fuoriuscendo dall’addome. Il questore di Napoli, vietò i funerali per il ragazzo.
Il padre di Luigi, Ciro, morì il 31 dicembre 2020 in un agguato a San Lorenzo mentre si tatuava. Lo scorso 5 febbraio il Comune di Napoli ha anche cancellato un murales in suo onore realizzato in via Sedil Capuano, nei pressi di via dei Tribunali, in un’operazione di rimozione di altarini e insegne che ricordino persone morte riconducibili alla criminalità cittadina.
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