L’auto di servizio utilizzata per motivi personali. Consumazioni gratis in bar e ristoranti. Comportamenti tra i più odiosi, tanto più se contestati a uomini in divisa. Soprattutto se si tratta degli stessi servitori dello Stato chiamati – tra l’altro – a indagare sui cosiddetti furbetti del vaccino, e costretti ora – essi stessi – a difendersi dall’infamante accusa di essere furbetti per aver falsificato orari di servizio e richieste di indennità.
Una indagine lampo della Procura di Bari, svolta nella massima riservatezza, ha messo nel mirino quattro carabinieri del Nucleo anti sofisticazione di Bari.
Sono due marescialli, un brigadiere e un appuntato accusati di falso ideologico, peculato, tentata truffa allo Stato aggravata dall’abuso di potere e violata consegna perché – appunto – durante i mesi dell’emergenza covid avrebbero compiuto gravi irregolarità: tra un controllo e l’altro si sarebbero concessi «distrazioni» personali.
Il pm Michele Ruggiero ha fatto notificare l’avviso di conclusione indagini e si prepara a chiedere il rinvio a giudizio dei quattro sottufficiali che, così, potranno fornire le proprie spiegazioni, essendo chiaro che – fino a prova contraria – si tratta di persone innocenti. Ma nel frattempo i quattro sono stati destinati ad altro incarico, così come avvenuto per il comandante provinciale dei Nas di Bari (che è assolutamente estraneo a ogni addebito): l’Arma è sempre attenta a tutelare i propri militari, ma sull’adempimento del dovere non ammette equivoci.
Anche perché questa indagine è nata proprio da una denuncia degli stessi carabinieri del Nas, Ad agosto 2021, durante una visita al comando di Bari, un altro giovane sottufficiale ha raccontato al comandante del Nas, il generale Paolo Carra, gli episodi di cui è stato testimone nel suo primo mese di servizio nel Nucleo antisofisticazione del capoluogo pugliese. Episodi che dipingono un malvezzo, quello di segnare sui fogli di viaggio orari di servizio esterno più lunghi di quelli realmente svolti, piuttosto che di svolgere commissioni personali durante l’orario di lavoro (tipo andarsi a tagliare i capelli, facendo attendere il collega in auto), fino ad arrivare alle consumazioni gratuite.
Gli accertamenti hanno riguardato il periodo di luglio e agosto scorsi, nei quali due dei carabinieri – sempre secondo le risultanze dell’indagine – si sarebbero presentati in un lido di Margherita di Savoia (dove erano stati pochi giorni prima per un controllo) e avrebbero pranzato gratis, salvo poi dichiarare al rientro di non aver mangiato guadagnando così – come previsto – la relativa indennità: da qui l’accusa di truffa aggravata allo Stato, solo tentata perché nel frattempo il pagamento è stato bloccato.
In un’altra circostanza, un giorno in cui erano stati incaricati di effettuare una perquisizione, altri due militari avrebbero utilizzato l’auto di servizio per le proprie necessità personali: da qui l’accusa di peculato d’uso e di violata consegna (un reato previsto dal codice militare di pace) per non aver ottemperato alle direttive contenute nell’ordine di servizio.
Il sottufficiale che ha fatto partire l’indagine ha raccontato anche altri episodi, rimasti non riscontrati, come ad esempio le soste in un parco acquatico per chiedere i biglietti omaggio, o quelle in un bar del centro di Bari dove un collega prima di ordinare avrebbe detto alla cassiera di essere un carabiniere del Nas ottenendo così un caffé e un aperitivo gratis.
I carabinieri del Nas sono il braccio militare del ministero della Salute, e si occupano appunto dei reati contro la salute. A Bari come in altre città durante la pandemia i Nas hanno svolto il delicato compito di verificare il corretto svolgimento delle operazioni di somministrazione dei vaccini, con l’obiettivo di individuare quelli che sono stati definiti «furbetti» per aver piegato le regole.