Oggi udienza in Cassazione per il processo sulla morte di Stefano Cucchi in cui sono imputati per omicidio preterintenzionale i due carabinieri A. D. B. e R. D’A, condannati a 13 anni in Appello a Roma, il carabiniere R. M., condannato a quattro anni per falso, e per lo stesso reato il militare dell’Arma F. T..
“È un momento di grande tensione – dice all’Ansa il legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo – che arriva dopo 150 udienze e 14 gradi di giudizio, 15 con oggi. Speriamo che venga messa fine a una verità giudiziaria che ormai tutti sappiamo ed è ora che venga affermata in modo definitivo”.
Ilaria Cucchi: “Fiducia nella giustizia non sia delusa”
“Questa vicenda processuale ha restituito fiducia e speranza a tante persone: spero che questa fiducia non venga delusa”. Lo ha detto Ilaria Cucchi, entrando in Cassazione con l’avvocato Fabio Anselmo. “E’ una vicenda estenuante, siamo stremati ma siamo arrivati fin qui e abbiamo fiducia nella verità”, ha aggiunto il legale.
La richiesta del pg della Cassazione
La Cassazione dovrà decidere le pene definitive per i quattro militari. Il pg della Cassazione nella requisitoria scritta e depositata nei giorni scorsi in vista dell’udienza, ha chiesto di confermare le pene per tutti tranne che per un Carabiniere che, a suo giudizio, va sottoposto a un nuovo dibattimento.
Non dovrebbero esserci problemi per lo svolgimento dell’udienza: a quanto si apprende, due avvocati difensori degli imputati hanno presentato richiesta di rinvio per motivi legati al Covid, tuttavia sarebbero ‘secondi’ difensori e l’udienza dovrebbe svolgersi lo stesso.
La sentenza di appello
Lo scorso 7 maggio la Corte di Assise di Appello di Roma aveva condannato a 13 anni di carcere per omicidio preterintenzionale i due carabinieri A. D. B. e R. D’A., accusati dell’aggressione nei confronti di Cucchi. Condannati anche il maresciallo R. M. a 4 anni per falso e, per lo stesso reato ma a due anni e mezzo, Francesco Tedesco, il militare che con le sue dichiarazioni aveva fatto luce sul quanto avvenuto nella caserma Casilina la notte dell’arresto di Cucchi.
Nel verdetto i giudici dell’appello hanno confermato le aggravanti dei futili motivi: “le violente modalità con cui è stato consumato il pestaggio ai danni dell’arrestato, gracile nella struttura fisica, esprimono una modalità nell’azione che ha ‘trasnodato’ la semplice intenzione di reagire alla mera resistenza opposta alla esecuzione del fotosegnalamento”.
In parallelo si avvia alla conclusione anche il processo ter sui depistaggi avvenuti, secondo l’accusa, ad opera dei carabinieri, la cui sentenza è prevista per il 7 aprile.
Avvocati della famiglia Cucchi: “Morte causata da pestaggio e lesioni”
“Se si sottraggono il pestaggio e le lesioni dal percorso causale, non c’è alcun modo logico e scientifico di spiegare la morte di Stefano Cucchi”. È quanto si legge nella memoria degli avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni, legali di parte civile di Ilaria Cucchi e dei genitori di Stefano Cucchi, depositata nei giorni scorsi in vista dell’udienza in Cassazione.
“La morte di Cucchi, per i legali di parte civile, “anche attraverso percorsi causali composti − persino quando complicati ad arte da chi voglia sfumare il nesso di causalità (con le ipotesi della morte per inanizione) − arriva inevitabilmente a trovare la sua causa scientifica, logica e, soprattutto giuridica, nel pestaggio e nelle lesioni”. Per Anselmo e Maccioni, “poiché seria è la gravità della condotta, intenso il dolo e deprecabile il comportamento successivo al reato tenuto dagli imputati, le attenuanti generiche non si possono concedere e vanno riconosciuti i futili motivi essendo provato che i due imputati dell’omicidio hanno pestato violentissimamente Stefano Cucchi traendo pretesto dal suo comportamento irrispettoso ma innocuo”.