Si è concluso con una condanna a 5 anni e 10 mesi di reclusione il processo di primo grado nei confronti di Angelo Esposito, carabiniere di Piacenza coinvolto nell’inchiesta che portò alla chiusura nell’estate del 2020 della caserma Levante, a seguito di episodi legati allo spaccio di droga e tortura. La sentenza è stata pronunciata dal presidente del collegio Stefano Brusati dopo circa tre ore di Camera di consiglio.
I pm Matteo Centini e Antonio Colonna, con la procuratrice Grazia Pradella, avevano chiesto una pena di 8 anni e 10 mesi. «Riconoscendo il reato di tortura il Tribunale ha confermato l’impianto accusatorio della procura», ha dichiarato il procuratore Pradella. «Eravamo partiti con capi di imputazione spropositati, e quindi adesso la situazione si sta ridimensionando e confidiamo nell’Appello e nella giusta considerazione – ha commentato invece l’avvocato della difesa Maria Paola Marro -.
Aspettiamo di vedere le motivazioni della sentenza e di capire sulla base di quali elementi viene attribuito a Esposito il reato di tortura in concorso». I giudici hanno assolto Esposito con formula piena da quattro capi di imputazione per omessa segnalazione e abuso d’ufficio, mentre il reato di sequestro di persona è stato riqualificato in arresto illegale. Dal capo d’imputazione più grave, ossia la tortura in concorso, il collegio ha tolto l’aggravante delle lesioni.
Secondo la decisione del tribunale, Esposito dovrà anche risarcire le parti civili, tra cui il Sindacato Lavoratori Carabinieri (Silca), il ministero della Difesa e il Partito per la tutela diritti dei militari.
fonte: open.online